Muro della Memoria, Fervicredo all’inaugurazione con Laura Appolloni Vittima del Bataclan

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“La violenza traccia nell’anima solchi di dolore non più appianabili, ma il ricordo, scolpito in maniera indelebile sull’incrollabile muro della memoria, è ciò che dà costantemente forza al nostro agire. La ferocia si abbatte come macigno insostenibile su di noi, ma quella stessa pietra rappresenta il muro che possiamo scalare, risalendo faticosamente verso nuova vita. Quel muro, infine, sarà ‘portante’ della nostra coscienza di donne e uomini, di cittadini che rifiuteranno con consapevolezza ogni forma di criminalità. Ecco, quando penso all’idea del ‘muro’, simbolo scelto per lo straordinario monumento inaugurato oggi a Staffolo, è questo che mi sovviene alla mente. E non posso che esaltare, a nome mio e di tutte le Vittime che ci onoriamo di rappresentare, la grande sensibilità di chi ha voluto fare questo tributo”.   

Sono le parole di Mirko Schio, Presidente dell’Associazione Fervicredo (Feriti e Vittime della criminalità e del Dovere), nel giorno in cui a Staffolo, nelle Marche, alla presenza di autorità civili e militari si è tenuta l’inaugurazione del primo “Muro della Memoria”, lungo 8 metri e formato da 8 lapidi, che ricorda i nomi delle 381 vittime del terrorismo e delle stragi degli anni di piombo. Ai piedi del muro c’è una installazione in bronzo dedicata alla memoria del carabiniere Domenico Ricci, originario di Staffolo, scorta e autista di Aldo Moro, morto a 44 anni, nella strage di via Fani del 16 marzo del 1978. E proprio Giovanni Ricci, figlio dell’appuntato, ha inaugurato muro e monumento alla cerimonia che si è aperta con la lettura del messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Presente anche la Fervicredo, con il Segretario, Paolo Petracca, accompagnato da Laura Appolloni, Vittima del terrorismo dopo la strage del Bataclan a Parigi.

“Per noi è un dovere e un onore essere qui – ha detto Petracca -, e vogliamo ringraziare anche il Comune di Staffolo, perché è fondamentale che proprio un’amministrazione pubblica indichi la strada del ricordo e della celebrazione delle nostre Vittime. Via Fani, ma anche tutti gli altri luoghi simbolo della barbarie che negli ‘anni di piombo’ sconvolse il paese, nonché tutti gli altri posti in cui la criminalità di ogni genere ha mietuto Vittime, e il ricordo di ognuna di quelle persone meravigliose, devono essere un monito, ma non un pensiero oscuro che annienta, bensì un faro luminoso che indica la strada giusta da percorrere evitando gli errori del passato”.  

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