A New York carceri minorili come Guantanamo

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New York – Ossa fracassate, denti rotti,  manette e posizioni forzate ad ogni minima infrazione, ma non 芠 Bagram in Afghanistan, o Abu Ghraib in Iraq, e neanche Guantanamo: nelle carceri minorili dello stato di New York decine di giovani prigionieri sono stati sottoposti a un trattamento d’inferno per banali scappatelle secondo un’inchiesta del dipartimento della Giustizia che oggi il New York Times mette in prima pagina.
   Il rapporto, consegnato a metà agosto al governatore David Paterson ma solo oggi reso pubblico, riguarda quattro centri di detenzione riservati a ragazzi sotto i 16 anni, troppo giovani quindi per essere incarcerati come adulti.
   La legge prevede che la forza sia usata solo come ultima risorsa, ma nelle quattro prigioni era spesso la prima risposta dei secondini a insubordinazioni anche minime: “Bastava che uno avesse intascato un biscotto di troppo alla merenda, iniziato una rissa, riso troppo rumorosamente e lo sbattevano per terra ammanettato”, si legge nel dossier che potrebbe preludere al commissariamento delle carceri, attualmente affidate in gestione
allo stato di New York.
   Il dossier su New York è stato pubblicato mentre negli Usa è tornato a infuriare il dibattito sugli interrogatori dei
prigionieri catturati nell’ambito della guerra al terrorismo. Nuovi dettagli choc del rapporto dell’ispettore generale della Cia hanno rivelato metodi finora inediti: oltre al waterboarding, oltre alle esecuzioni simulate con la pistola o
il trapano elettrico, una tecnica finora non nota prevedeva la pressione della carotide del prigioniero fino a che questo non perdeva i sensi, un’altra che al detenuto venisse soffiato in faccia fumo di sigari o sigarette fino a farlo vomitare.

Alessandra Baldini, inviata dell’Ansa da New York

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