Un esempio di convivenza pacifica tra russi e ucraini viene dal carcere dove i 237 detenuti
ucraini (di cui 8 donne) e i 73 russi (di cui 7 donne) sono in sezioni e spesso in celle comuni.
A sostenerlo è il segretario generale del S.PP. – Sindacato Polizia Penitenziaria – Aldo Di
Giacomo che aggiunge: “a quanto pare, nonostante nuove disposizioni di controllo attivate
nelle ultime ore ad opera delle direzioni degli istituti penitenziari, non si segnalano casi di
diverbi neppure verbali. Eppure non mancano situazioni particolari come quella del regista
ucraino 40enne Eugene Lavrenchuk, dallo scorso 17 dicembre chiuso nelle carceri italiane,
precisamente in quello napoletano di Poggioreale che dice di essere perseguitato da Putin”.
L’alto numero di detenuti ucraini rispetto a quelli di nazionalità russa – continua – è riferita
in buona parte a reati che si riferiscono alla tratta di donne da avviare da noi alla
prostituzione.
Nonostante gli echi di guerra siano arrivati nelle nostre carceri – afferma Di Giacomo – la
situazione pacifica riprova che tra la criminalità estera i motivi di scontro tra clan e bande
anche violenti sono ben altri dei valori nazionalisti e comunque riconducibili al controllo di
traffici e territori. Piuttosto ancora una volta si appalesa la grande difficoltà di gestione di
detenuti stranieri che tra l’altro riescono ad esprimersi solo nella lingua madre. Comunque il
personale penitenziario, come se non bastassero tutti i problemi di controllo amplificati
dalle quotidiane aggressioni ad opera dei detenuti, sono adesso chiamati ad una nuova
prova di responsabilità e professionalità.