“Ringraziamo vivamente Papa Francesco che in occasione della sua visita all’Aquila ha
salutato la delegazione del mondo carcerario abruzzese, inviando un segno di speranza,
ricordando i numerosi suicidi, 57 dall’inizio dell’anno. Il Papa ancora una volta si è
dimostrato sensibile all’emergenza carceri. A differenza dei politici disinteressati per quanto
sta accadendo nei penitenziari, è l’unico che ha manifestato impegno sincero”. Ad
affermarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo da
giorni in sciopero della fame e in tour tra le carceri italiane per riaccendere l’attenzione e per
rivendicare misure urgenti di prevenzione dei suicidi e di miglioramento delle condizioni di
detenzione e di lavoro del personale.
“Confidiamo adesso che dopo il Papa anche il Presidente Mattarella possa assumere un
autorevole intervento perché il Governo affronti l’emergenza carceraria con quelle misure
che – aggiunge – non possono attendere le elezioni politiche, il nuovo Parlamento e il
nuovo Governo. Nel frattempo probabile incontro con Papa Francesco, la prossima
settimana, in cui si evidenzierà le difficoltà del sistema carcerario, dei detenuti e dei
poliziotti”.
Nel ricordare di aver inviato un appello al Presidente Mattarella, Di Giacomo afferma “che
uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza
dei detenuti e dei suoi dipendenti (il personale penitenziario) testimonia di aver rinunciato
ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la “strage” di questa estate con detenuti di
età sempre più giovane. Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario è
rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e criminalità che, a nostro parere,
deve svolgersi a partire dalle carceri.
In questo non siamo soli. Numerosi magistrati antimafia hanno messo in guardia su quanto
sta accadendo, specie negli ultimi mesi, nei penitenziari del Paese rinnovando le richieste al
Ministro di Grazia e Giustizia, all’Amministrazione Penitenziaria e all’intero Governo di dare
risposte efficaci ed efficienti ai troppi problemi del sistema penitenziario incancreniti negli
anni. La situazione ha toccato livelli di gravità tali che non possiamo aspettare le elezioni
politiche, il rinnovo del Parlamento e il nuovo Governo.
Non possiamo perdere altri mesi. Per questo abbiamo deciso iniziative di protesta ed ho
iniziato, insieme ad altri dirigenti e agenti, lo sciopero della fame. Ci sono azioni, misure,
provvedimenti che si possono e si devono attuare subito perché più passa tempo e più
l’illegalità si diffonde con il rischio di ripetere quanto accaduto con le rivolte nella primavera
del 2020. Le coalizioni e i partiti – conclude Di Giacomo – parlino di questo in campagna
elettorale e soprattutto facciano proposte concrete e fattibili