CATANIA – Quale eredità ha lasciato il Covid? Quali i benefici correlati alle grandi criticità vissute in epoca pandemica? A rispondere sono stati tutti i direttori generali e sanitari delle Aziende ospedaliere catanesi, chiamati a raccolta dal presidente dell’Ordine dei Medici di Catania Alfio Saggio e dal vicepresidente Pino Liberti – commissario per l’emergenza Covid dell’area metropolitana di Catania fino a dicembre 2022 – in occasione dell’evento formativo sull’update “Sars-Cov-2”.
Il convegno tenutosi oggi – venerdì 1 dicembre – presso l’Aula Magna del Centro Congressi del Cannizzaro è stato moderato dal giornalista Luca Ciliberti e ha visto la partecipazione di istituzioni e operatori sanitari. «Il Covid ha fortificato tutti noi, in maniera trasversale» ha affermato Pino Liberti, ed è per questo che da quella tragica esperienza bisogna trarre insegnamento per non ripetere gli errori commessi e farsi trovare pronti qualora dovesse ripetersi un altro evento simile. «L’esperienza di Pino Liberti come medico è stata fondamentale – ha affermato Alfio Saggio – la Sicilia ha avuto la fortuna di potersi affidare ad un gruppo di lavoro che ha gestito in modo egregio l’emergenza. Eventi come questi – che ripeteremo in futuro – servono a fare tesoro del passato per proiettarci nel futuro».
Il Covid ha infatti mostrato quanto sia importante un nuovo modello di intelligenza collettiva, «in un momento in cui il sistema ha mostrato le sue grandi fragilità», ha dichiarato il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, «e spingendoci al dialogo per affrontare in modo sinergico e multidisciplinare le problematiche», ha continuato l’assessore regionale Elena Pagana. «Un periodo che ha valorizzato l’importanza del sistema sanitario, spingendo la qualità delle cure e l’attenzione verso gli operatori», ha detto Francesco Ciancitto (Commissione Sanità della Camera), facendo convergere tutti i professionisti della salute verso un unico obiettivo: rispondere in maniera tempestiva e reattiva a una condizione “imprevedibile e irripetibile”.
Quali sono stati dunque gli aspetti positivi che questa “storia” ha raccontato? «L’apertura contestuale del San Marco è stata una valvola di sfogo che ci ha consentito di avere 200 posti letto in più, in una struttura funzionale e moderna – ha dichiarato il direttore generale Policlinico “G. Rodolico – S. Marco” Gaetano Sirna – l’altro vantaggio è stato che sotto la regia di Pino Liberti le quattro aziende catanesi hanno lavorato come unica realtà. La gestione è stata omogenea, l’organizzazione non ha alterato in nessun momento gli equilibri del sistema. Inoltre, sul fronte occupazionale, abbiamo assunto quasi 700 risorse tra infermieri e giovani medici che con grande coraggio sono scesi in campo».
«La regionalizzazione del sistema sanitario in quell’occasione determinò risposte diverse – ha affermato Fabrizio De Nicola, direttore Arnas Garibaldi – la Sicilia ha reagito molto bene, mostrando resilienza e grande spirito di collaborazione. Il Covid inoltre è stato un vero e proprio acceleratore, che ha spinto opere, infrastrutture, cambiamenti interni». «Non è vero che non eravamo preparati – ha dichiarato Giuseppe Giammanco, direttore sanitario Garibaldi – avevamo le giuste competenze e le abbiamo tirate fuori. Ciò è stato possibile grazie a uomini e donne che non indossavano un mantello ma un camice». Le precauzioni messe in campo in quei mesi oggi sono un’eredità per il sistema sanitario, «nelle grandi difficoltà ci siamo trovati davanti a strutture che non erano convertibili – così Antonio Lazzara, direttore sanitario del Policlinico – ma siamo comunque riusciti a organizzarci e rimodularci. Oggi dalle difficoltà ne è nato un vantaggio».
Maurizio Lanza manager dell’Asp di Catania ha evidenziato i benefici che ha lasciato il Covid sulle strutture ospedaliere della provincia catanese: «Siamo stati sommersi dalle indicazioni del ministero, ma erano informazioni che arrivavano in corsa, che non ci consentivano di pianificare. Mi piace ricordare che abbiamo convertito tempestivamente l’ospedale di Biancavilla in presidio Covid, inoltre ad Acireale il Coronavirus ha lasciato investimenti importanti che adesso la struttura ospedaliera vanta». «Non dobbiamo perdere la memoria di quel che abbiamo vissuto – ha continuato Salvatore Giuffrida, direttore generale Cannizzaro – il Covid ci ha insegnato che quando si vuole realizzare qualcosa si può fare, e se si lavora in modo sinergico si può fare anche bene». «Dall’utilizzo della telemedicina al telemonitoraggio dei pazienti covid al proprio domicilio – ha concluso il direttore sanitario del Cannizzaro Diana Cinà – tantissime sono le attività che adesso si stanno sviluppando». «Purtroppo in molti hanno rimosso quel periodo tragico per il Paese – ha concluso Antonino Rapisarda direttore sanitario Asp di Catania – dobbiamo portare sempre nel cuore quell’esperienza, che ha lasciato un segno profondo in tutti noi».