RICHMOND (VA) – In questi mesi sarebbe possibile fare un intero report sulle “defaiance” del presidente Joe Biden tra cadute dalle scale dell’aereo, dimenticanze durante i discorsi e momenti di scarsa lucidità nel corso di bilaterali con altri capi di Stato. La lista potrebbe continuare all’infinito e dare un peso specifico agli elementi che rafforzerebbero le tesi di diversi elettori sulle difficoltà a cui l’attuale presidente andrebbe incontro se dovesse governare il Paese per altri quattro anni.
Spostandoci però sul fronte repubblicano la situazione non è meno preoccupante, alcune frasi di Trump fanno rabbrividire, basti pensare alle diverse occasioni in cui il tycoon ha definito i migranti degli “animali” o a quella volta in cui ha paventato “un bagno di sangue” in caso di sconfitta alle elezioni. A questi due episodi potremmo aggiungere il ragionamento secondo cui “Hitler ha fatto anche cose buone”.
Per trovare l’ennesima dichiarazione discutibile di Trump basta citare una recente frase sul primo presidente nella storia degli Stati Uniti: “Penso che George Washington non abbia avuto schiavi”. Questa considerazione, a cui è chiaramente possibile fare delle smentite attraverso autorevoli testimonianze storiche, è stata pronunciata dal magnate in un discorso alla Coalizione Fede e Libertà, occasione in cui l’ex presidente ha criticato la proposta di cambiare i nomi delle scuole che ricordano i leader confederati che furono proprietari di schiavi, tra cui George Washington: “Vogliono che il suo nome venga rimosso da quella scuola superiore ma non sanno perché. Sapete, pensano che avesse degli schiavi. Io penso che probabilmente non ce li avesse”.
Peccato che lo stesso George Washington possedeva dei registri personali di tutti i suoi schiavi e che le diverse testimonianze storiche e culturali dimostrano il contrario. Facendo dunque un focus sui due candidati è facile dedurre come la situazione generale oltreoceano non sia delle migliori dal punto di vista politico. Ciò che fa ancora più scalpore è pensare a come una scuola politica come quella americana nell’ultimo decennio non sia riuscita a trovare delle valide alternative a Joe Biden e Donald Trump. Per questo motivo risulta facile domandarsi a quali conseguenze potrebbero portare queste elezioni dal punto di vista geopolitico.
Intanto in vista del dibattito tra Biden e Trump, che andrà in scena il prossimo giovedì 27 giugno negli studi della Cnn ad Atlanta, i democratici hanno lanciato un’offensiva contro il magnate in occasione del secondo anniversario dell’annullamento della tutela federale sul diritto all’aborto. Una decisione che è stata presa dalla Corte Suprema, composta in buona parte da giudici eletti da Trump: “Decenni di progresso sono andati in pezzi perché quel tizio è stato quattro anni alla Casa Bianca – ha affermato Biden -. Cercheranno di vietare il diritto di scelta a livello nazionale, poi interverranno sul controllo delle nascite e la fecondazione in vitro”. Biden sottolinea inoltre che nel caso di una rielezione si impegnerà “a ripristinare la tutela sull’aborto e proteggere le libertà americane.”.