IL PUNTO di Riccardo Cacelli
Oggi scrivo in qualità di editore.
Editore di questo giornale.
Editore cui piace scrivere.
Ieri a Roma si è svolta la manifestazione sulla “libertà di stampa” alla quale hanno partecipato decine di migliaia di persone. Bene. Manifestare è lecito, è un diritto democratico, fa bene alla democrazia.
Ma la libertà di stampa in Italia è compromessa? Secondo me si!
E’ compromessa dalla figura degli editori, che nella maggior parte dei casi, non sono editori puri. Bensì banche o grandi gruppi industriali. Sono loro che stabiliscono ufficiosamente la linea editoriale (non i comitati di redazione) ed i giornalisti di devono adeguare. Un giornalista poi è vincolato ala propria idea politica. E’ ostaggio della propria fede e non riesce ad essere obiettivo.
Può un giornalista di Repubblica, dell’Espresso, del Corriere, scrivere parole positive sul conto di Berlusconi? No!
Per due motivi: l’editore e la sua fede politica.
Ieri sera un editoriale di Minzolini nel crso del Tg1 – GUARDA IL VIDEO – ha fatto nascere un’ulteriore polemica.
E chi lo ha criticato per le parole pronunciate e per il solo fatto di aver trasmesso l’editoriale, non dimostra che i critici sono dei censori?
Quindi in conclusione ritengo che in Italia la libertà di stampa sia compromessa, non dalla censura governativa, ma da un qualcosa di più profondo: dai proprietari dei media e dalla ideologia di chi scrive. Incapaci i primi di essere editori puri, incapaci i secondi di liberarsi dalla morsa ideologica che muove la loro mano e fà muovere il pensiero di migliaia di lettori verso l’obiettivo politico o economico del proprio editore.
E come disse il filosofo danese Sören Kierkegaard: “L’uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola.”