Trump incontra il re di Giordania: “Palestinesi vivranno in un altro luogo” 

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WASHINGTON DC – Il presidente Donald Trump ha accolto il re di Giordania Abdullah II alla Casa Bianca. Il bilaterale è avvenuto dopo che il tycoon ha lanciato una proposta per gli Stati Uniti di prendere il controllo di Gaza e di spostare i palestinesi rifugiati in Giordania ed Egitto come parte del suo piano di rinnovamento in Medio Oriente.  

“Lavoreremo con Egitto e Giordania e vedrete grandi progressi – ha affermato Trump rivolgendosi ai giornalisti dallo Studio Ovale insieme al re di Giordania -. Con gli Stati Uniti che hanno il controllo di quel pezzo di terra si può avere stabilità in Medio Oriente per la prima volta e i palestinesi vivranno magnificamente in un altro luogo, non verranno uccisi, assassinati e costretti ad andarsene ogni dieci anni. Da anni vengono uccisi o derubati. Per loro è come vivere all’inferno e alla fine possono avere una grande casa e grandi famiglie senza che debbano essere aggrediti, uccisi, picchiati e molestati da Hamas e da tutti gli altri”.

Secondo Ayman Safadi, ministro degli esteri della Giordania, l’espulsione dei palestinesi nel Paese costituirebbe una chiara violazione dello storico trattato di pace della Giordania con Israele e sarebbe vista come una dichiarazione di guerra. Per tale ragione l’incontro odierno è stato definito come “uno dei più difficili” per il re di Giordania dal punto di vista gestionale.

Nel corso del bilaterale il re di Giordania ha espresso la sua preoccupazione, poiché una mossa del genere potrebbe mettere a repentaglio la pace con Israele e potrebbe fomentare il radicalismo nella regione. Trump ha replicato modificando alcuni aspetti della sua proposta, minacciando di negare gli aiuti a Egitto e Giordania in caso di ulteriori rifiuti in merito all’accoglienza dei rifugiati di Gaza.

Da circa un decennio gli Stati Uniti finanziano la Giordania con più di un miliardo di dollari all’anno per l’assistenza economica e militare. L’eventuale interruzione dei finanziamenti potrebbe rivelarsi problematica per tutto il Paese. Le relazioni tese tra Giordania e Israele rischiano inoltre di mettere a repentaglio il trattato di pace firmato dai due Paesi nel 1994, tanto che lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu, che ha incontrato Trump la scorsa settimana, ha dichiarato che la proposta del magnate meriterebbe di essere presa in considerazione dalla Giordania.

Il bilaterale alla Casa Bianca si è svolto in un momento delicato in cui Trump ha dato il suo ultimatum ad Hamas, sostenendo che se tutti gli ostaggi non saranno rilasciati entro le 12 di sabato 15 febbraio “si scatenerà l’inferno”. Una dichiarazione che contribuisce a rendere ancora più fragile la momentanea tregua in Medio Oriente.

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