Il grano duro migliore d’Italia viene prodotto in Toscana. A dirlo sono i risultati del “Monitoraggio qualitativo del frumento duro” realizzato da Cra Qce, il Consiglio per le Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura, Unità di ricerca per valorizzazione qualitativa dei cereali che è stato presentato in occasione dell’assemblea di Toscana Cereali organizzata lo scorso 9 ottobre a Siena. sono emersi spunti e valutazioni tecniche di assoluto rilievo. Anche quest’anno, ha spiegato Maria Grazia d’Egidio, direttore del CRA-Qce, l’ ex Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura nell’illustrare la dodicesima edizione del Monitoraggio, è stata confermata una qualità eccelsa del grano duro toscano, con valori medi di contenuto proteico del 13% e di peso ettolitrico dell’81,4%. Sul piano delle varietà quelle che hanno fornito i migliori risultati, in termini di proteine e di peso specifico, sono state Levante, San Carlo, Latinur e Svevo, quest’ultima coltivata solo in Maremma. Ottima, per tutte queste, la qualità del glutine. Infine, i risultati del progetto di ricerca si sono concentrati anche sulla sanità delle merce raccolta con particolare riferimento alle micotossine. I dati ancora una volta confermano che in Toscana si produce un grano duro tra i più sani del mondo, la presenza di micotossine, è di gran lunga inferiore ai minimi di legge. Il clima secco ci consente di raccogliere il frumento a basso contenuto di umidità e quindi evita l’insorgere di muffe in silos e magazzini.
«L’aspetto sanitario insieme all’ottima qualità del glutine – commenta Luciano Rossi, direttore di Toscana Cereali – ne fanno uno dei grani duri più ricercati dagli utilizzatori e sono gli aspetti benefici che ci consento di sfornare paste regionali di notevole qualità vedi ad esempio La Tosca che ha raggiunto un largo consenso tra i consumatori».
Se si va a osservare la qualità per aree, in Maremma e in provincia di Arezzo si hanno le caratteristiche migliori, 13% di contenuto proteico e 81,44% di peso elettrolitico, a Siena 13,2% e 80,9%, Livorno 12,1% e 82,4%, Pisa 12,9% e 91,9%. La percentuale di proteine oscilla negli anni tra il 13 e il 14% con il picco massimo toccato nel 1999, 14,2% mentre il peso elettrolitico ha raggiunto quota 84% nel 2006.