Pensioni di vecchiaia, donne in allarme

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E’ bastato un annuncio per mettere in allarme migliaia di lavoratrici del pubblico impiego. Il governo alzerà la soglia dei 60 anni per le pensioni di vecchiaia, portandola gradualmente a 65 anni. E lo farà, a quanto è stato detto, a partire da quest’anno. La conseguenza è presto detta: decine di telefonate ai patronati dei sindacati e alla sede livornese dell’Inpdap, l’ente previdenziale dei dipendenti pubblici. Un clima di generale allarmismo che lascia presupporre un’ondata di domande di pensionamento per vecchiaia, soprattutto nel settore della scuola e degli enti locali.
Molte lavoratrici pubbliche giunte in vista dell’agognata pensione vedono spostarsi il traguardo di qualche anno. Comprensibilmente preoccupate, all’Inpdap nei giorni scorsi si è rilevato un consistente numero di telefonate ed in molti casi anche di visite, in special modo di donne del settore scolastico e di quello degli enti locali, da far presumere un notevole incremento di domande di pensioni da parte di coloro aventi il requisito anagrafico dei 60 anni, per evitare il fondato rischio del rinvio del collocamento a riposo. Per quanto riguarda il personale della scuola il termine per la presentazione della domanda di pensione è fissato per il 26 gennaio prossimo e la pensione potrà essere usufruita con decorrenza 1º settembre di quest’anno, purché i 60 anni di età risultino compiuti entro il 31 dicembre sempre di quest’anno.
Diversa la situazione per il personale femminile del settore pubblico al di fuori della scuola: la domanda di pensione potrà essere presentata al raggiungimento dei relativi requisiti (60 anni di età ed almeno 20 anni di servizio) ed il trattamento pensionistico avrà decorrenza trascorsi tre mesi dal trimestre di maturazione dei requisiti stessi.
A Livorno le donne sono la maggioranza dei dipendenti pubblici (il 55% degli iscritti alle cinque casse di previdenza pubblica). Il dato locale rispecchia quello nazionale, che vede concentrarsi la maggior parte dei pensionamenti sotto i 60 anni di età (44%); il 18% circa delle lavoratrici sono andate a riposo tra i 60 e i 65 anni con 35 anni di contributi, il 16% nello stesso arco di età ma con più di 35 anni di servizio e il 13% con più di 65 anni.
Allarme e preoccupazione anche agli sportelli dei patronati dei due principali sindacati, Cgil e Cisl. «In questi ultimi tempi – si spiega – è notevolmente incrementata l’affluenza di lavoratrici del settore pubblico per raccogliere utili notizie sulla loro situazione pensionistica, alla luce degli imminenti provvedimenti legislativi che saranno assunti». In alcuni casi si sono verificati anche reazioni di lavoratrici del settore privato erroneamente convinte di essere interessate al problema. Anche gli enti di patronato prevedono un consistente incremento di domande di pensione di personale femminile del settore pubblico in possesso dei 60 anni di età.
Felice Silvestri

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