Baraccopoli afghana nel cuore di Roma

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“Al di là delle norme che regolano lo status dei rifugiati politici, è indecente che delle persone siano costrette a stare in baraccopoli simili a quelle di alcuni paesi del Terzo Mondo e a vivere in condizioni così disumane”. Queste le prime parole del vicepresidente dell’Italia dei Diritti Roberto Soldà sulla dura realtà del cosiddetto ‘villaggio afgano’, un agglomerato di costruzioni precarie in mezzo al fango fatte di coperte, cartoni, pezzi di legno e materiali di fortuna, prive di tutto, una visione che ricorda miserie di paesi lontani ma che si trova nel cuore della Capitale alla stazione Ostiense, a poco più di un chilometro dal Colosseo e dal Campidoglio. Qui ci sono persone disperate, fuggite da guerre e soprusi, che preferiscono stare n questa miseria piuttosto che essere rimandati in patria. Spesso sono di passaggio, in attesa di proseguire il viaggio in altri paesi europei. Non vogliono farsi censire per non essere costretti a restare qui o per timore dell’incubo del rimpatrio. Prosegue e il vicepresidente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “Al di là delle leggi e delle posizioni politiche, c’è il dovere dell’accoglienza per chi è di transito, l’aspetto umano dovrebbe prescindere dalle leggi. Se ad esempio – conclude Soldà – una persona va in ospedale ha sempre e comunque il diritto di essere curata. Dobbiamo ricordarci che queste sono prima di tutto persone e come tali hanno diritto alla loro dignità: non possono essere ignorate e lasciate alla deriva violando ogni principio umano, fermiamo questa vergogna”.

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