Eruzione in Islanda, la Infelise analizza le ripercussioni economiche del blocco dei voli

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Roma – Dopo la chiusura della quasi totalità degli aeroporti europei dovuta all’eruzione del vulcano islandese, l’attività aerea nel vecchio continente sta ritornando ormai alla normalità, anche se i danni che la crisi ha prodotto nel tessuto economico dell’Europa sembrano essere assai consistenti.

“La crisi provocata dalla nube sprigionata dal vulcano islandese- ha detto Lilia Infelise responsabile per le Economie e le Finanze dell’Italia dei Diritti – ha messo in luce in modo drammatico il forte grado di interdipendenza insito nella così detta globalizzazione, così come ha messo in evidenza il peso della variabile ambientale sull’economia mondiale. Il blocco dei voli ha provocato una catena di impatti sul piano territoriale, dei settori produttivi e dei cittadini, con rilievo di tipo locale, nazionale e internazionale. Migliaia di persone non sono andate al lavoro e le grosse imprese come BMW hanno sospeso la produzione in alcune fabbriche per l’interruzione dei flussi di fornitura. Ma non solo la realtà imprenditoriale europea è stata ferita dalla crisi vulcanica, anche i paesi del Terzo mondo stanno pagando il loro prezzo”.

L’impatto nel breve periodo dunque si sommerà a quello di medio e lungo periodo, e per una stima più accurata del danno economico occorrerà un’analisi più approfondita che tenga in considerazione le molteplici implicazioni causate dal blocco dei voli in Europa. Solo ad oggi la IATA ( International Air Transport Association) ha stimato in 1,7 mld di dollari la perdita per le compagnie aeree. “La dimensione economica – ha concluso l’esponente del movimento guidato da Antonello De Pierro – non è la sola ad essere chiamata in causa da questa crisi. Un rilevante impatto, infatti, si è avuto anche nella regolazione dei diritti, basti pensare ai titolari di visti per soggiorno di breve durata e ai passeggeri in transito, bloccati nel territorio dell’Unione Europea”.

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