Si conclude il G8 in Canada con una ripresa “fragile”, mentre l’Italia pallonara è a lutto

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E’ la cronaca, questa volta, a porsi alla ribalta e a farci fare alcune considerazioni su temi attuali. La prima riguarda la recente conclusione del G8 a Toronto (Canada), dove viene autorizzata una “ripresa fragile” dell’economia mondiale.

La seconda invece  la recente eliminazione dai Mondiali di Calcio della nazionale italiana, ancora per due settimane Campione del mondo. Due aspetti imposti dalla cronaca attuale e sui quali è opportuno soffermarci. Innanzitutto sulle risposte che si dà alla crisi mondiale che sta interessando l’interno Pianeta.

«Il summit annuale ha avuto luogo mentre il mondo inizia una ripresa fragile dopo la più grave crisi economica da generazioni», così hanno dichiarato di comune accordo sottoscrivendo il documento consegnato alla stampa Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia e Usa;  è quella che in gergo si chiama “dichiarazione congiunta”. Le Grandi Potenze mondiali incoraggiano un timido ottimismo, anche se non siamo decisamente fuori. E poi si continua con l’affermare che è richiesto nuovamente un “impegno reciproco”, si legge ancora nel documento sottolineando come sia i Paesi in via di sviluppo sia quelli più industrializzati «debbano fare di più».

Ancora una volta ci pare chiara la definizione e l’impostazione generale: sono i grandi della Terra a dettare le leggi di comportamento che devono essere seguite dagli altri; gli altri si devono conformare a questo nuovo indirizzo, se si vuole uscire dall’attuale impasse. Aspettiamo di conoscere meglio i documenti finali ma è certo comunque che ci sia nel ragionamento complessivo un po’ di presunzione dei Paesi industrializzati del Nord del Pianeta nei confronti di chi invece sta a Sud dello stesso. Un vizio che neppure in questa occasione sembra essere stato evitato o risolto. Non può passare sotto silenzio l’appello alla Repubblica islamica affinché promuova «il rispetto dello Stato di diritto e della libertà di espressione»; né per quanto riguarda il Medio Oriente, la critica espressa dagli 8 Paesi per «la perdita di vite umane e le ferite inferte negli episodi a largo delle coste di Gaza il 31 maggio», durante il blitz israeliano contro la Mavi Marmara. I leader del G8 si sono inoltre appellati ad Hamas per la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit, da quattro anni nella mani dell’organizzazione islamica che controlla la Striscia di Gaza.

Mentre non si arriva a un accordo che riguarda la proposta di far pagare una tassa alle banche ritenute come il motore da cui si è innestato il meccanismo che ha scatenato la congiuntura economica in tutto il Mondo. Non c’è unanimità su questo parere, il che significa che rimangono solo delle indicazioni che potranno essere o meno condivise, per il resto esiste una grande libertà di manovra. Il tutto è stato presentato al cittadino medio mentre si susseguano le immagini relative ai disordini che sono scoppiati a Toronto nel corso di una dimostrazione di pacifica (sembrerebbe regolarmente autorizzate); il tutto sarebbe iniziato quando un gruppo di giovani armati di mazze da baseball e martelli si è staccato dal corteo principale e ha iniziato a sfondare vetrine e finestre, dando fuoco ad alcune auto: la polizia, in tenuta antisommossa e con maschere antigas, ha risposto con gas lacrimogeni e spray urticanti. I piccoli gruppi di persone, vestite tutte di nero, si sono staccate dal corteo che stava sfilando pacificamente per la città canadese e hanno distrutto le vetrine di alcuni negozi in un’area commerciale. Prese di mira una banca, una caffetteria Starbucks e altri negozi. Il risultato di questa azione che sembra di guerriglia urbana è stato l’arresto di 180 persone, condotte nelle stazioni di Polizia per essere identificate e individuate. Giovani, con la maschera sul viso e con fazzoletti, vestiti di nero hanno così trasformato in violenza quello che pacifiche persone volevano testimoniare. Ma chi sono questo soggetti? Da dove provengono? Da chi sono comandati? Il fatto strano è che hanno aspettato che ci fossero le riprese delle televisioni, che fossero schierati i fotografi per iniziare la loro tragica rappresentazione. Se non c’è la tv che riprende e trasmette in tutto il mondo le loro azioni, questi non erano in azione. Mi sembra davvero emblematico e allo stesso tempo assai tragico, per il nostro tempo. E dato che siamo in tema di soldi, economia, il mondiale dei calciatori plurimilionarii ha sbattuto ferocemente in faccia la porta alla nostra nazionale. A questo punto, dopo i fiumi di inchiostro ch sono stati versati (comprese anche le lacrime amare) è tempo che si faccia un bilancio di questa spedizione. Chi ha fallito è bene che si assuma le responsabilità e si batta il petto con il ‘mea culpa’: è necessario che il quadro generale del nostro calcio sia rivisto, corretto e anche ringiovanito. Chi ha sbagliato è bene che sia dimesso, se non volontariamente messo nelle condizioni, comunque, di farlo, e anche assai a breve termine. In tempi meno sospetti avevo affermato che mi sembrava poco logico che prima ancora che iniziasse il Mondiale si individuasse la figura del successore dell’attuale selezionatore; mancanza di tatto, ma anche un riconoscimento di non aver fiducia in lui, se è vero che si ritiene un appuntamento così importante come appunto il mondiale (oppure l’Europeo per il prossimo anno) la naturale scadenza di verifica di un’attività di un selezionatore di un qualsiasi gruppo sportivo e specie di una nazionale di calcio. Perché si è andati a nominarlo facendo terra bruciata nella squadra nella quale il giovane allenatore entrante era inserito e disturbando il clima generale di preparazione nella squadra che l’avrebbe dovuto accogliere, la nazionale appunto. Mi è sembrato poco opportuno, allora. E lo ripeto. In verità nascondeva un’estrema fragilità di sistema di gestione che ora è arrivato con molto realismo al capolinea: chi ha sbagliato deve farsi da parte. E possiamo anche aprire un dibattito su questo argomento.

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