Una formula. Un’espressione che ce la siamo sempre sentita ripetere nei momenti più solenni della nostra vita, nei momenti più importanti del tipo di quelli che non si dimenticano più finché si campa. Ma oggi la formula ha valore? Ha una sua consistenza sul piano politico, per non dire quello sociale e di rappresentanza parlamentare nella conduzione del nostro Paese. Me lo chiedevo quando per tutta la settimana non ho fatto altro che leggere i dispacci di agenzie la crisi di governo, che l’Italia non aveva più esecutivo; o meglio che non aveva la maggioranza in parlamento tant’è che era finito sotto diverse volte nei disegni di legge approvai dal Parlamento.
Ecco, ma in tutto questo quanto conta o ha contato il semplice cittadino della strada? Il cittadino che si reca puntualmente a votare e che poi si accorge chissà per quali alchimie politiche che il partito o l’uomo che aveva votato ha cambiato orientamento e non si trova più alleato di governo ma addirittura appoggia e fa breccia con la minoranza per minare alle basi l’attuale esecutivo? Poco o niente, risponderete voi. E difatti è proprio così. Diciamo che la confusione sta aumentando e cresce come la panna sotto le sferzate di queste botte e risposte. Che idea s’è fatta il cittadino medio italiano?
Ma siamo di fronte a una crisi parlamentare o extra-parlamentare? Dove sono i reali motivi del contendere? Qual è la posta in gioco? Tutto questo non è dato sapere. Ciò che sappiamo è che la storia della nostra Repubblica è costellata, dalla nascita e dalla sua istituzione, di governi che si succedono con una rapidità esasperante; quello che sappiamo è che abbiamo un presidente del consiglio che si trova da tempo nell’occhio del ciclone. C’è un presidente della Camera (la terza carica della Repubblica) che è fuori dal partito che lui stesso ha creato ed è uscito dalla maggioranza per fondarne un altro della cui sorte non è dato sapere mentre continua a tenere la poltrona di presidente. C’è addirittura il capo dei servizi segreti dello Stato che viene accusato di collusione con la mafia. insomma ne per tutti i gusti e per tutte le preferenze.
Ma quali dati far emergere da questo spettro davvero assai poco edificante? Che la politica non si fa propriamente all’interno delle camere del Parlamento; che esistono altri centri di potere e che quella formula con la quale ho esordito all’inizio appare sempre più prosaica e vuota di significato pregante. In nome di chi? Di qual popolo, sempre più chiamata a fare da spettatore ai grandi duelli dal sapore medievale quando i cavalieri si affrontavano a suon di spada per la mano della bella Dama del castello? Che cosa c’è oggi in gioco: ma per favore, la Repubblica è passata dal periodo nero della sua storia, dalla Notte della Repubblica come l’ebbe a definire Zavoli in un suo articolo che ha fatto epoca, non mi venite a tirare in ballo il popolo che chiede soltanto di avere un governo che governi e che risolva i gravi problemi che sono sul tappeto. La Democrazia è in pericolo? Non credo: sono passati i tempi in cui la lotta armata era davvero un pericolo neppure latente. Ricominciano le dimostrazioni violente di piazza ma non è con la mobilitazione del popolo che si vince il duello che è tuttora in corso.