Che il nostro sistema sia a rischio informatico ne avevamo avuto a più riprese sentore. Lo avevamo capito da una serie di comportamenti che erano stati puntualmente registrati dai mass media. Che si riuscisse perfino a mettere il naso e scardinare la potentissima macchina d’informazioni riservatissima della prima Potenza Mondiale era davvero cosa da fantascienza. Lo avevamo visto solo nei film fantastici hollywoodiani. Non si capisce come, con quale strategia si è arrivati a tanto; quale il metodo che è stato seguito. Una cosa però è certa: che oggi, grazie all’esplosione e alla diffusione di internet e di quanto si può trovare in rete, l’impresa non appare affatto difficile: bastano i alcunu rudimenti tecnologici e pazienza, tanta pazienza e, alla fine, si trova tutto di cui si ha bisogno… nel ‘mare magnum’ del web. Appare anche scardinabile qualsiasi strumento di difesa e sono inutili i tentativi di rinchiudersi nel castello medievale delle nostre certezze, con tanto di fossato attorno e ponte levatoio che puntualmente al calar della note viene alzato.
Non ci sono più sistemi che non possano essere aggirati e penetrati dai pirati cibernetici: un sistema così capillare, così perfido nel suo essere che mette in ginocchio chiunque e fa gola a avventurieri senza scrupoli. Ci vuole poco a abbattere le porte Scee della moderna Troia: un po’ di astuzia di Ulisse nel risalire alle pass di accesso. e il gioco è fatto! Non sembra che sia un’impresa così titanica.
Eppure in una situazione del genere ci accorgiamo che il problema ha anche un aspetto interessante e rivela davvero quale sia il volto della democrazia, dei apporti tra gli stati, insomma il sistema che regala la pace (quella totale ma che non riesce a stabilire la pace locale, viste le numerose guerre che attualmente si consumano e si combattono in settori più o meno vasti del nostro Pianeta) mostra il suo “reale” aspetto. Si dice che le diplomazie devono essere così, volti angelici e serafici, ma serpenti striscianti dentro.
E’ quello che ha messo in luce Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, il sito che ha pubblicato infinità di dispacci che dovevano essere segreti tra le superpotenza americano e i vari stati del mondo. Rendere pubbliche rivelazioni e scritti strettamente ‘top sigret’. “Segreti di Stato”. Pensiamo cosa sarebbe successo, se queste rivelazioni fossero state prese nel corso della seconda guerra mondiale! I libri di testo sarebbero dovuti essere scritti in modo del tutto diverso dagli attuali.
Il potere, dunque, ha mostrato la sua vera faccia titanica, la sua crudezza di contorni, la sua determinazione nel mantenere ciò di cui dispone; la sua efferatezza e la sua crudeltà in certi casi. Non tutto avviene, allora, senza un motivo e senza un fine. Quello che si proponeva Assange non lo conosceremo fino in fondo, non si spiegano perché solo adesso e per conto di chi ha operato (se da solo o solo coperta da qualche intelligence), ma è certo però che qualcosa si è interrotto nelle diplomazie del mondo; non è che noi ci si facesse delle illusioni e si credesse nella bontà di relazioni, ma il coperchio ha mostrato le nefandezze del sistema che abbiamo in eredità, che condividiamo e nel quale siamo inseriti.
E adesso arriva l’ultimo cesello: un contratto miliardario per dare alle stampe il libro della sua autobiografia. Mi serviranno i soldi –ha detto- per difendermi dalle accuse di aggressione sessuale nei confronti di due donne svedesi. Insomma un tipo raccomandabile, che cerca la propria immunità, cerca di costituire e riformarsi una verginità pagando milioni di sterline perché sia credibile come uomo che ha smascherato i giochi della moderna diplomazia. E gli scandali (o quelli ritenuti tali) non si lesinano nelle sue rivelazioni, non ultimo l’aiuto di richiesta dalla Spagna alla Cia per fermare la costruzione di una fabbrica spagnola in Libia per la produzione di acido nitrico. Una delle tante. Una tecnologia così sofisticata retta su un castello di carta che mette l’individuo nella condizione o di essere “integrato” nel sistema (come scriveva 40 anni fa Umberto Eco) oppure se non sei al passo irrimediabilmente fuori dai giochi quelli importanti. Tecnologia che ha mostrato e continua a mostrare il suo tallone d’Achille e che avrà altre cosette in riserbi da mostrarci. Non ci abbandoniamo a visione apocalittiche, ma pensate se informazioni del genere fossero guidate da gruppi terroristici dove si sarebbe potuto arrivare.
Una tecnologia che non ci fa affatto stare tranquilli: prendiamo quello che sta capitando in Italia centrale e del nord dal punto di vista climatico. Reazioni e conseguenze si legge delle variazioni di clima: ma non potevano essere previste? E ancora una vota ci scopriamo, noi piccoli uomini, con l’eterna questione da affrontare e risolvere: supertecnologici a un lato con enormi spazi aperti da occupare, e dall’altra la nostra precarietà dettata da una semplice constatazione: non riusciamo a governare il fattore climatico, l’alternasi del bello e cattivo tempo: ancora l’inverno è dunque il generale per antonomasia che mette alle strette anche le più attrezzate strutture create dall’uomo: si bloccano gli aeroporti, non viaggiano le metropolitane, si sospendono i rifornimenti, i treni restano nelle stazioni. Piccoli assaggi del nostro immanente bisogno di assistenza.