Cala la fertilità femminile in Italia come in altri Paesi europei. Il 2009 è l'anno nel quale è stato registrato un colpo di freno al tasso di fecondità, indice statistico basato sul numero medio di figli per donna. Secondo le indicazioni dell'Istat, il tasso di fertilità totale in Italia si è assestato per l'anno scorso intorno all'1,41. Un passo indietro rispetto all'1,42 registrato nel 2008, ma di fatto uno stop alla crescita che è stata registrata dal 1995, anno in cui si è avuto il valore minimo di 1.19. Uno stop condiviso anche da Spagna, Francia, Germania, Irlanda e Portogallo. All'opposto si è comportata la Svizzera dove, invece, questo valore è passato da 1.48 a 1.50 (fonte Eurostat). «Siamo in presenza di un dato statistico che però affronta una duplice questione», osserva Thierry Suter, specialista in Medicina della Riproduzione di ProCrea, centro internazionale per la medicina della riproduzione con sede a Lugano, in Canton Ticino. «Non solamente la gravidanza viene sempre più posticipata, ma insorgono maggiori problemi di fertilità nella coppia». Infatti, l'età della donna è il primo ostacolo alla maternità. «I cambiamenti all'interno della società hanno portato le donne a ricercare un figlio dopo i 30 anni: una soglia importante per la stessa vita fertile della donna -prosegue Suter-. Se intorno ai 25 anni una donna conserva ancora tutto il suo patrimonio di ovuli, questo tende ad abbassarsi dopo i 30 per decadere dopo i 35 e avvicinarsi allo zero dopo i 40 anni». In questa direzione, i dati nei trattamenti di fecondazione assistita sono chiari: «Abbiamo risultati positivi, quindi una gravidanza, che superano il 50% nelle pazienti con meno di 30 anni -continua lo specialista di ProCrea-. Fino ai 36 anni i successi si assestano intorno al 40%, mentre calano al 29% nella fascia di età fino a 39 anni e crollano oltre i 40 anni». Accanto alla questione età, vengono registrati sempre più problemi legati alla salute riproduttiva della donna stessa. «Circa un caso su tre di sterilità femminile è provocato da una lesione delle tube, dovuta alla spirale o all'aborto o a un rapporto sessuale infetto. Anche un'appendicite può essere rischiosa», prosegue il medico. «Ci sono poi i problemi legati al peso: se è troppo o troppo poco si rischia di avere un'ovulazione saltuaria o del tutto assente. Non certo ultima l'endometriosi per la quale spesso si arriva ad una diagnosi certa dopo diversi anni, quando presumibilmente la malattia si è aggravata». Lo stile di vita influisce: «Le fumatrici hanno tassi di infertilità più alti, una fecondità ridotta e impiegano più tempo a concepire (in genere oltre un anno). Il fumo, infatti, è dannoso per le ovaie femminili». Anche il consumo di droghe e l'abuso alcol danneggiano la fertilità. «Per quanto la medicina della riproduzione abbia fatto passi in avanti, ci sono sempre dei limiti imposti dalla natura con i quali occorre raffrontarsi», conclude Suter. «A fronte dell'età, fattore vincolante ma non determinante, gli studi genetici aiutano a determinare con maggiore precisione le metodologie di intervento nella procreazione assistita, arrivando a stabilire per ogni paziente un trattamento mirato fin dalla stimolazione ormonale». Marco Parotti