Roma – Lo scorso 11 aprile, dopo un iter legislativo durato due anni, è entrata in vigore in Francia la legge che vieta di celare il volto in luogo pubblico.
La legge, inizialmente lanciata da Andrè Gerin, parlamentare del partito comunista, è stata poi ripresa in esame dal centro destra e approvata l’11 ottobre scorso.
Entrata quindi in vigore sei mesi dopo la sua approvazione, prevede per i trasgressori multe fino a 150 euro ed eventualmente l’obbligo di frequentare un corso di educazione civica. La pena prevista invece per chi obbliga una donna ad indossare il velo integrale è di un anno di reclusione e 30000 euro di ammenda.
A pochi giorni dalla sua entrata in vigore sono già scattate le prime multe per due donne che, nelle vie di Parigi, indossavano il velo integrale imposto dal corano.
La polizia è poi intervenuta ad un corteo di protesta tenutosi davanti alla cattedrale di Notre-Dame di Parigi, fermando 19 donne (su 59 persone presenti alla protesta), anche se la polizia della capitale francese precisa che si è trattato di un fermo per manifestazione non autorizzata.
Secondo la normativa, la polizia non potrà costringere le donne velate a scoprire il volto e ciò, come quanto sottolineato da Manuel Roux, vice segretario generale del sindacato dei commissari di polizia, rende la legge inapplicabile.
La legge ha aperto il dibattito in tutto il territorio francese: Rachid Nekkaz, presidente dell’associazione non toccate la costituzione afferma che “è solo uno strumento del governo volto a stigmatizzare i musulmani”; secondo la comunità islamica limiterebbe la libertà di religione e di espressione e , in questo senso, anche la sinistra prende le distanze dalla normativa.
La legge, fortemente voluta dal presidente Sarkozy, che più volte ha espresso il suo disaccordo sull’uso del velo integrale nella Rèpublique, trova favorevoli anche il primo ministro Francois Fillon e il ministro della giustizia Michele Alliot-Marie, secondo il quale “vivere la repubblica a volto scoperto è una questione di dignità ed uguaglianza”.
La preoccupazione più forte tra i francesi è che la legge possa avere come risultato che molte donne continuino ad indossare il burqa o il niqab evitando di uscire di casa. Questa è la scelta di Aya e Oum Isra, due donne musulmane che, non avendo intenzione di trasgredire la legge, hanno dichiarato che continueranno ad indossare il velo evitando, per quanto possibile, di lasciare le mura domestiche. La legge, inoltre, coinvolge solo 2000 donne su una comunità musulmana stimata tra i 4 e i 6 milioni di persone (la più popolosa in Europa) e fa della Francia il primo paese europeo ad applicare il divieto del burqa e del niqab.
Il dibattito sulla questione è aperto anche in Italia; la legge è stata ben accolta dal centro destra e una analoga proposta di legge, presentata dalla Lega, è già in esame in Parlamento. Il capogruppo di Lega Nord alla Camera Reguzzoni afferma: “serve cogliere il momento e sfruttare il tema politico”.
Anche il Presidente della Camera Gianfranco Fini ha commentato favorevolmente la decisione presa da Sarkozy, definendo la normativa giusta, opportuna e doverosa.
Il progetto di legge, in deposito alla Camera già dal 2 ottobre 2009, modificherebbe la legge del 1975 in materia di Tutela dell’ordine pubblico, che prevede il divieto di utilizzare senza un giustificato motivo indumenti o oggetti che impediscano il riconoscimento della persona, e inserirebbe nel divieto gli indumenti scelti per motivi religiosi, quali burqa e veli.
Linda Giuliani
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