Il Garante per la privacy è intervenuto nei confronti di un’agenzia di stampa e di alcuni quotidiani per bloccare l’ulteriore pubblicazione di dati personali relativi ad una ragazza vittima di un abuso verificatosi nei giorni scorsi a Roma.
L’intervento d’urgenza dell’Autorità si è reso necessario perché nelle notizie e nelle cronache sull’episodio, pur non essendo stati resi noti nome e cognome della minore e dei genitori, è stata riportata una molteplicità di informazioni tali da renderla immediatamente riconoscibile, non solo all’interno della cerchia familiare, degli amici e dei conoscenti.
Sono stati, ad esempio, diffusi la professione del padre, quella della madre e di una zia, il tipo di scuola frequentata dalla vittima e dalla sorella.
Tutti questi dettagli, sovrabbondanti e non indispensabili per rappresentare la vicenda, contrastano con i principi fissati dal Codice deontologico dei giornalisti. La loro divulgazione risulta ancora più grave se si tiene conto che la vittima è una persona minore, alla quale l’ordinamento (Codice privacy, Codice penale, nuovo processo minorile, Carta di Treviso, Convenzione dei diritti del fanciullo) riconosce una tutela rafforzata.
Proprio con riferimento ai ripetuti recenti casi di violenza sulle donne e sui minori, che destano allarme e richiamano giustamente l’attenzione dell’opinione pubblica, il Garante rivolge un appello a tutti i media affinché, pur nel legittimo diritto di cronaca riguardo a fatti di interesse pubblico, adottino una maggiore sobrietà ed evitino di riportare informazioni che possano ledere la dignità delle persone, aggiungendo così involontariamente violenza a violenza.