La situazione rimane sempre difficile, basteranno gli Eurobond?

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Che faccia bene alla nostra Democrazia questo balletto di provvedimenti contenuti nella finanziaria al vaglio del Parlamento? Prima appare un colore e il giorno dopo, non se ne scorge neppure le tracce. Colpa del nostro “trasformismo parlamentare” che abbiamo ereditato dal secolo scorso e anche primo dalla fine dell’Ottocento, quando il nostro Paese ebbe la sua unità governativa.

Sarebbe opportuno provvedere in tal senso: cioè evitare di spararle così grosse, per poi, viste le reazioni che trovano tra i cittadini, essere pronti a modificare i fari disegni e le varie proposte, nel segno della magnanimità. Ma mi chiedo: è impossibile che on sia rimasto nel Palazzo nessun saggio che dia le giuste misure al Governo? Si è cominciato con la manovra impopolare con le pensione, per poi fare un clamoroso dietrofront e essere pronti ad aggiustare il tiro; per passare poi all’abolizione dei ponti (fino a quando la Federalberghi non ha fatto sentire la sua voce, dichiarando che avrebbe perso a stagione diverse decine di milioni in entrate). Tutti allora concordi nel ritenere chela manovra deve essere rivista. Del resto l’ha anche affermato il ministro Tremonti (“In quattro giorni era logico che sorgessero degli errori”, come dire che certe cose non si fanno dall’oggi al domani) che la manovra ha bisogno dei correttivi; adesso si pone fiducia negli Eurobond, ma da soli basteranno alla nostra economia?

Ancora una volta bisogna agire sul piano dell’informazione perché sta sempre più circolando l’idea fra il ceto medio piccolo borghese che è stato depauperato di tutte le sostanze in questo primo decennio del Terzo Millennio, l’idea -dicevamo- che a sostenere il peso della crisi siano sempre le stesse persone e che i cosiddetti ricchi del nostro Paese continuano a bella posta a andare sulle loro barche in Sardegna, e a fare la bella vita, mentre -per contrappasso-  un insegnante di scuola deve attendere fino a 62 anni, prima di essere immesso in ruolo.

Evidentemente qualcosa non funziona nella macchina organizzativa. C’è da qualche parte un inghippo che fa sì che non si procede come il dovuto, se sussistono questi clamorosi esempi.

E queste considerazioni mi danno l’assist per affermare un concetto che sto sbandierando da diverso tempo. E’ opportuno che la Repubblica riveda i propri ordinamenti democratici: la democrazia è un bene prezioso, fino a quando non si formano le caste, fino a quando non si alzano i privilegi, fino a quando non si generano le cordate consortili per cui non si va a toccare quello perché è “amico” del tale e talaltro. E il vizio maggiore che dobbiamo riconoscere nell’ordinamento attuale è rappresentato dal fatto che una volta individuato dove sta il bubbone del malaffare non si riesce a trovare il responsabile: in Democrazia c’è sempre colui che ti sta sopra ed è a lui che devi addossare le responsabilità del mal governo: questo ho riscontrato ed ho visto a tutti i livelli, a partire da quello locale per finire su su a quello nazionale. Le Regioni investono il Governo, e il Governo state pure tranquilli non si prende tutte le colpe. Tutto questo è bene che si riveda e che si ponga fine: mi aspetto che si dica ‘Questo dipende da me: è colpa mia’. Sono un illuso?

Prima di chiudere, permettetemi di ricordare un vecchio animale politico, venuto a mancare :Mino Martinazzoli, ex segretario della Dc e più volte ministro, ex sindaco di Brescia. Ai tempi della mia gioventù lo avevo attaccato per certe scelte politiche, adesso il mio pensiero va a lui come uomo rispettoso e di altri tempi: e di persone come lui, in questi periodi, ce ne sarebbe stato bisogno.

 

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