Porto Azzurro. Verso la recessione del contratto per i lavori al porto per l’impresa Crudo? La notizia, ieri mattina, era di dominio pubblico, anche se al titolare dell’impresa non è stato comunicato niente di ufficiale. Sembra che l’intendimento che seguirà il direttore ai lavori del prolungamento della banchina del molo, l’ingegner Tudda dell’Ufficio delle Opere Marittime di Livorno, sia quello di ritirare l’incarico dell’affidamento dei lavori per l’esecuzione dell’appalto affidato all’impresa di Brindisi per “insolvenza contrattuale”. In questo modo l’appalto passerebbe alla ditta seconda in graduatoria. Il che, tradotto in termini più concreti, sta a significare che non sono stati rispettati i tempi previsti per l’esecuzione dei lavori. Una tempesta, dunque, sta per abbattersi sui lavori della banchina e sul cantiere che, da alcune settimane, va detto per onore di cronaca, è chiuso a causa dell’impossibilità dei camion di raggiungere la banchina dove avrebbero dovuto scaricare i massi necessari a ricreare e a rinfoltire la diga frangiflutto che guarda la spiaggia della Pianotta. All’origine del provvedimento che pare sia sul punto di essere abbracciato sia stata una lettera che il sindaco di Porto Azzurro ha scritto e che il settimanale “L’Isola” ha pubblicato. In essa il sindaco lamentava il protrarsi dei lavori e le lungaggini con cui hanno operato i titolari dell’impresa. Comprensibile la reazione del primo cittadino di Porto Azzurro che vede due importanti cantieri aperti nel centro storico del paese, che “s’intralciano” l’uno con l’altro, con il rischio di “disturbare” la prossima stagione turistica per i maggiori negozi, bar, ristoranti di Porto Azzurro. In pratica si ha un porto non più agibile; anche se si lavora, oggi, a tappe forzate per disporre almeno di una piazza, la Matteotti, perché sia presentabile nel prossimo giugno. Ma quali scenari si apriranno? L’impresa Crudo non ci sta e ha già fatto sapere che, se dovesse arrivare la recessione del contratto, è pronta a dare battaglia legale. Questo significherebbe di avere sotto sequestro il cantiere; i macchinari che fino a qualche settimana fa operavano in banchina e sulla diga foranea non potranno essere più spostati in quanto la magistratura dovrà fare il suo corso. Che si prevede abbastanza lungo e faticoso. «A noi importa soprattutto – dicono alcuni esercenti della Pianotta che lavorano molto d’estate con la spiaggia a due passi – di poter aver la fruibilità della spiaggia, per le famiglie, per gli ospiti e per i residenti». Ma se si apre un contezioso giudiziario, difficile che sia data la balneazione sulla spiaggia della Pianotta, con i massi della cava di San Pietro che sono stati depositati alla bene meglio con rishio che il mare li smuova e li renda pericolosi per i bagnanti. A Palazzo civico nessuno se la sente di commentare e dire la sua; una cortina impenetrabile, appena si accenna ai lavori sul porto. |