Cani randagi, Lav Sicilia: “Occorre indagare su irresponsabile affidamento dei cani sequestrati”

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La LAV esprime solidarietà alla famiglia del piccolo Giuseppe Brafa, ucciso da un branco di cani a Punta Pisciotto (Ragusa), e ai due feriti, vittime degli stessi cani. Esprime nel contempo perplessità riguardo l’affidamento dei cani all’uomo, poi arrestato. “Chiediamo di appurare le motivazioni che hanno portato ad affidare questi cani, dopo la prima aggressione di mesi fa, ad un singolo cittadino, definito impropriamente animalista e evidentemente non preparato a tale responsabilità, piuttosto che ad un ente pubblico, o al Servizio Veterinario Asl o a un’associazione animalista – dichiara Gianluca Felicetti, Presidente della LAV – quando non sempre le Procure della Repubblica valutano con attenzione richieste di affidamento di animali sequestrati e bisognosi di cure, da parte di associazioni la cui attività è prevista per legge e riconosciuta per Decreto dal Ministero della Salute, come la stessa LAV.” “E’ importante in ogni caso che il Governo vari subito il promesso Disegno di Legge sulla prevenzione delle aggressioni canine” aggiunge Felicetti.

La morte del piccolo Giuseppe, quindi, non può definirsi una tragedia annunciata, come dichiarato dal Sindaco del Comune ragusano, ma un dramma che vede precise responsabilità umane. E’ grave che colui che è deputato per legge alla tutela della salute e dell’incolumità pubblica, così come alla tutela degli animali, provi a scaricare la propria coscienza, e quella dei suoi predecessori, dichiarando che i cani pericolosi non possono essere abbattuti: “I cani la cui pericolosità sia comprovata possono purtroppo essere uccisi – prosegue Ilaria Innocenti, del settore Cani e gatti della LAV – ma diffidiamo il Sindaco a procedere ad abbattimenti frettolosi, senza il parere di un veterinario comportamentalista, e chiediamo invece al Sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, e all’Assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, di istituire una Commissione d’inchiesta per stabilire tutte le responsabilità della drammatica vicenda e dell’affidamento dei cani”.

La situazione di V.G., che aveva i cani in custodia, infatti, era nota da almeno tre anni, ma nessuna competenza comunale, tra cui quella dell’assistenza sociale, era stata adeguatamente attivata. Tale situazione, inoltre, aveva arrecato numerosi problemi, mai affrontati efficacemente, e l’avere affidato la custodia giudiziaria degli animali a una persona che già aveva suscitato dubbi sulla sua affidabilità, è incomprensibile. L’Associazione ricorda, inoltre, che il reato di omessa custodia e malgoverno di animali, ovvero l’articolo 672 del Codice penale, è stato depenalizzato anni fa: “Confidiamo nell’impegno a ripenalizzare questo reato, nell’atteso e urgente Disegno di Legge in materia di tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani, che trasformerà in legge la recente ordinanza del Ministero della Salute tesa a responsabilizzare i possessori di cani, con finalità di prevenzione e attenzione al benessere animale – conclude Marcella Porpora, coordinatrice LAV Sicilia – e, al fine di prevenire episodi come questo, riteniamo necessario che la Regione e i Comuni predispongano dei piani concreti per contrastare il randagismo e attivino al più presto programmi di sterilizzazione degli animali”.

Considerate le situazioni di paura che si sviluppano a seguito di questi episodi, la LAV invita, infine, tutte le autorità competenti nelle aree interessate dalla presenza di randagi alla massima sorveglianza contro gesti di crudeltà nei confronti degli animali.

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