Londra – La Legge dice che è reato portare alle manifestazioni mazze, tubi, catene, fionde, bulloni, sfere metalliche, puntatori laser e, se si indossa un casco protettivo, è previsto l’arresto in flagranza a prescindere dall’aver già commesso atti violenti, perché il Parlamento della Repubblica Italiana ha ritenuto evidente che in quel contesto quell’attrezzatura serva inequivocabilmente a questo.
In occasione delle manifestazioni del 14 novembre scorso, nello stesso momento ed in quattro diverse città italiane, è apparsa la stessa formazione militare “a testuggine”, realizzata in ogni città da centinaia di ragazzi, molti dei quali minorenni che, se Polizia di Stato e Carabinieri avessero potuto applicare la Legge, avrebbero dovuto quindi immediatamente trarre in arresto.
Appare dunque evidente che le tecniche tradizionali per la gestione dell’ordine pubblico non sono più idonee a fronteggiare questo tipo di attacchi: appare chiaro a tutti che è impossibile impedire a formazioni militarmente organizzate di avvicinarsi minacciose ad obiettivi sensibili senza dar luogo a scontri che poi risultano inevitabilmente cruenti.
È arrivato il momento che chi ne ha la responsabilità faccia scelte chiare: se si vuole che i manifestanti non possano entrare in contatto con il loro obiettivo, che sia Montecitorio o il cantiere della Tav e si vuole anche salvaguardare l’incolumità di manifestanti e poliziotti bisogna evitare che ci sia tra loro ogni contatto fisico.
Vanno quindi adottate misure d’interdizione che impediscano fisicamente ai manifestanti di avvicinarsi alle Forze di polizia ed i principali e più versatili strumenti che abbiamo a disposizione sono gli idranti, che però sono ancora pochissimi e, soprattutto, devono essere in grado di emettere un getto che abbia una potenza adeguata.
L’esperienza sul campo ha dimostrato l’efficacia di questi strumenti che, quando emettono un getto di potenza idonea, sono in grado di bloccare e far recedere qualsiasi azione violenta e, quando si mescola all’acqua una piccola percentuale di innocui coloranti, consentono anche la successiva identificazione degli autori delle violenze.
Inoltre, se si vuole davvero gestire efficacemente questa nuova realtà, è necessario che nei servizi di ordine pubblico potenzialmente critici vengano impiegati solo operatori dotati di specifica professionalità ed idoneo addestramento – individuale e di reparto – dotato di equipaggiamenti e protezioni adeguati: in altre parole è necessario che certi servizi siano riservati ai soli Reparti mobili.
Ma il proliferare dei servizi di ordine pubblico potenzialmente critici, che tendono ormai a dover essere effettuati in contemporanea su tutto il territorio nazionale, impone di conseguenza anche un’altra onerosa scelta: la necessità di investire non solo nell’acquisto di potenti idranti, ma anche su organici e dotazioni.
In occasione degli ultimi disordini a Roma, ad esempio, c’erano meno della metà dei poliziotti e dei carabinieri necessari, eppure il sistema ha tenuto ed appena ottocento unità sono riuscite a salvaguardare le Istituzioni, nonostante le condizioni difficilissime, i molti colleghi privi delle protezioni ed in generale l’assenza degli strumenti necessari ad evitare il contatto fisico.
Non possiamo esimerci dal soffermare la nostra attenzione sul fatto che, mentre è difficile affrontare questi problemi, che sono la principale causa degli eccessi, è molto più facile spostare l’attenzione sul loro effetto, sul poliziotto che ha sbagliato in un fotogramma, senza però guardare quello prima.
Chi è impegnato in ordine pubblico deve poter operare nel modo migliore, ne hanno diritto i cittadini che manifestano, ne hanno diritto i cittadini che non vogliono essere danneggiati dalle manifestazioni e ne hanno diritto i poliziotti, per cui ci continueremo a batterci perché si giunga finalmente ad evitare ogni contatto fisico, perché la Uil Polizia è il Sindacato dei Poliziotti.