Londra – Che l’Europa andasse a più velocità è un fatto misurabile in ogni statistica così come sono noti i ritardi con cui l’Italia si mette in regola con le normative europee. Da tempo evidenzio come se non ci fossero normative europee applicabili negli Stati membri nel campo della tutela dei diritti e dei consumatori che sono molto spesso più avanzate rispetto alle legislazioni nazionali i cittadini non si vedrebbero garantiti giuridicamente in vasti campi del vivere quotidiano.
Il Belpaese in tal senso, lo abbiamo detto più volte, è da sempre il più sordo e lento a recepire ed applicare la legislazione comunitaria nonostante negli anni si sia cercato d’introdurre strumenti normativi, come la “legge comunitaria” che si fa ogni anno, in grado di farla attuare.
La conferma che il nostro Paese rappresenti ancora oggi il fanalino di coda in termini di applicazioni delle leggi di diritto comune, a tal proposito, arriva dal 29mo rapporto sull’applicazione delle leggi europee pubblicato dalla Commissione Ue.
Secondo quanto riportato le “procedure d’infrazione” alle leggi europee al momento sono ben 135, dato che ci pone in testa alla classifica dei Paesi che applicano di meno il diritto Ue, o recepiscono in ritardo le sue norme.
Le materie nelle quali si verificano i maggiori problemi in tal senso sono ambiente, trasporti, mercato interno e servizi, e tassazione.
In queste macroaree sono il 60% delle infrazioni totali. Dopo l’Italia, per numero di casi seguono Grecia (123) e Belgio (117).
La conseguenza per il nostro paese, oltreché dipendente dalle differenze evidenti con gli altri Stati membri che si manifestano nella vita concreta per il mancato recepimento o applicazione è l’elevato numero di sanzioni previste dal Trattato di Lisbona.
Tant’è che la Commissione Ue per ridurre le procedure anche per il recepimento in ritardo delle direttive ha deferito 9 Paesi, tra cui l’Italia, alla Corte di Giustizia.
Per lo “Sportello dei Diritti”, quindi, occorre uno scatto in avanti del nostro Stato al fine di garantire nella maniera più rapida possibile l’attuazione e il recepimento delle norme UE con la riforma urgente della “legge comunitaria” che proprio il 27 novembre scorso è passata alla Camera nel quasi assoluto silenzio dei media se non di quelli specializzati.
Ciò a tutela di tutti i cittadini italiani che devono essere considerati a tutti gli effetti, perché lo sono, cittadini europei.
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”