Il nuovo volto dell’Italia che cambia, in vista delle Europee del 6 giugno

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Qualcuno l’ha definito momento storico; qualcun altro (senza scomodare i grandi avvenimenti che si iscrivono sui testi di Storia in adozione nelle scuole) l’ha proclamato “decisivo” nella storia recente della nostra Repubblica che si è formata dopo le purghe di “Mani Pulite”, la nascita del nuovo Pdl. Tale è, comunque lo si consideri. Ma se si fa un passo indietro e ritorniamo agli anni Novanta, ci si accorge che i cosiddetti partiti dalla lunga tradizione (Democrazia Cristiana, Partito Socialista, ma anche Repubblicano e Liberale) a poco a poco scomparvero dalla scena politica; un’epurazione lenta ma irreversibile che ha obbligato le persone che operavano all’interno dei quadri di questi a prevedere lo scioglimento e un’immediata proposta che fosse in grado di “occupare” lo spazio finora ricoperto da Dc, Psi, Pri e Pli e così via. Non facendo attenzione al fatto che questi (i partiti storici) nascevano da una certa ideologia, avevano una sorgente da cui scaturisce l’acqua del confronto delle idee in democrazia. La fretta, poi, di arrivare comunque a non lasciare il campo libero all’avversario politico di fronte a una conclamata disfatta, (leggasi Mani Pulite) ha portato alla conclusione di far nascere “gattini ciechi” (le nuove formazioni politiche), nel senso che a fare da collante tra gruppo dirigente e base dei sostenitori  non erano più le motivazioni grandi-universali, per cui chi era di Destra si schierava a favore del liberalismo industriale e capitalista, invece che era di Sinistra guardava a un socialismo umano, credibile, meno sfruttatore e si collocava sulla scia di coloro che vedevano negli operai la nuova linfa della società post-moderna.

I nuovi partiti non sono nati dalle contrapposizioni ideologiche e liberiste. Il perché essi si siano formati bisogna cercarlo altrove: forse, nell’opportunismo? Forse nell’ “ora o mai più”? Forse nel corporativismo? O in quale altra direzione? Forse in qualche altra stanza del potere che non sia il Parlamento? La verità è che, in questi passaggi e in quelli successivi della politica contemporanea che hanno portato alla fusione storica di An con Forza Italia e, quindi, con la costituzione di un grande partito di massa, il Pdl (ha l’obiettivo di raggiungere il 51 per cento di consensi) è mancato il confronto con la base, e quando dico base, alludo ai cittadini. In definitiva, mi sembra che l’elettore italiano sia chiamato ai grandi eventi quando le grandi strategie sono state già disegnate, le linee programmate tracciate, le campagne già decise e c’è soltanto il bisogno di “ingrossare” le file dell’esercito con il numero dei fanti. Mi pare che sia troppo riduttivo che gli Italiani (o la maggioranza di essi) debbano essere inquadrati in questo senso, pura e semplice coreografia per grandi scenari.

Cadute le grandi ideologie, non ha più senso tracciare definizioni che vedono il Pci come emanazione del vetero comunismo, o An il partito che raggruppa i reduci o i nostalgici della Repubblica di Salò per cui i primi sono i comunisti e i secondi i fascisti. Comunismo e fascismo sono dei passaggi precisi, sempre di uno dei capitoli della storia del nostro Paese che, in quanto tali,devono essere ritenuti chiusi, finiti.

Però non sono finiti gli uomini. Mi spiego: chi ha assistito, alla nascita della repubblica nel 1945, ha dovuto (giocoforza) rivedere le proprie categorie di giudizio e abbandonare l’abito fino a quel momento portato per indossarne uno nuovo; almeno in teoria dovrebbe essere successo così, anche se qualche scheggia impazzita è rimasta negli ingranaggi democratici dello Stato che ha determinato e fatto vivere al Paese con angoscia e preoccupazione gli Anni di Piombo. Così adesso: spariti i grandi riferimenti di partiti di massa, spazzati via i gruppuscoli che si affannavano attorno al 3 o al 4% di consensi, il cittadino è chiamato a fare i conti con una realtà che lo impegna e con cui deve misurarsi.

Ma se le ideologie non ci sono più: ci dovranno essere i valori che sono alla base del consesso civico: e quali sono questi valori? Qual è il programma del nuovo partito del cavaliere? Come ci si pone di fronte alle grandi sfide che il Mondo sta lanciando? Aspetterò la prossima settimana per conoscerli.

Infine un’ultima considerazione: il Pdl nasce in un momento di grande crisi planetaria (crisi che ha investito il modello bancario e finanziario degli Usa), come dire nei momenti di grande difficoltà e incertezze sul domani. Ma se si toglie il carisma del Grande Comunicatore rappresentato dal suo leader, si coglie ben poco da presentare alle masse, al popolo in genere. Ci sono state (è vero) delle felici intuizioni nel discorso dell’annuncio di Berlusconi, come quello di aprire ai giovani e di dar loro la possibilità di esprimersi in politica, ma secondo me ci vuole ben altro. Come non pensare all’annuncio del nuovo partito di Veltroni? E vedere che fine esso (il programma elettorale) abbia fatto all’interno dello stesso organismo. Il momento è molto delicato, è qui che il leader di Arcore deve dimostrare di essere uno stratega della politica, un Napoleone delle battaglie sul vecchio continente. La grande prova del nove la sia avrà in occasione delle prossime elezioni europee del 6 e 7 giugno.

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