Con riordino funzioni Province nuovo ruolo per Città metropolitana e Comuni più forti

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Firenze – Con la riforma e il riordino delle funzioni delle Province come fino ad oggi si intendevano, la Regione Toscana cambia pelle. Una riorganizzazione a parte riguarderà la Città metropolitana fiorentina, che assorbirà le deleghe altrove passate alle amministrazioni comunali e si occuperà, se i Comuni lo decideranno, anche di urbanistica e piano strutturale, mobilità, viabilità e edilizia scolastica.
“Alla Città metropolitana – commenta l’assessore Vittorio Bugli, che ha scritto la proposta di legge approvata oggi dal consiglio regionale – abbiamo riconosciuto un ruolo importante come compete ad un’ente di ordine costituzionale. Insieme ai sindaci abbiamo definito una città metropolitana che con la Regione coopererà per definire le scelte urbanistiche, quelle delle infrastrutture materiali e immateriali e che coopererà per definire il nuovo piano strategico, consapevoli che questo ente e tutta l’area potrà essere capace di attrarre risorse e far da volano allo sviluppo economico dell’intera regione”.
“Naturalmente sarà rafforzata anche la possibilità da parte dei territori di incidere sulla programmazione regionale” assicura l’assessore. Nessun centralismo dunque. Ai Comuni andranno in particolare le competenze sul turismo (salvo la raccolta di dati statistici), sullo sport e la tenuta degli albi regionali, oltre agli interventi pubblici di forestazione che erano finora delle Province. “Non dimentichiamoci poi – dice Bugli – che un nuovo ruolo importante l’avranno anche nel nuovo ente Provincia, per la gestione di funzioni importanti come la viabilità e l’edilizia scolastica provinciale”.
Servono unioni e fusioni più strutturate
Ma perché il sistema funzioni al meglio, occorrerà gestire sempre più funzioni in modo associato: questione dirimente per i prossimi anni, un’altra vera sfida. “Incentiveremo le unioni più forti e le fusioni di Comuni più strutturate” dice Bugli. Sono previsti premi crescenti per le unioni e fusioni con almeno cinquemila, diecimila e quindicimila abitanti. ” Si apre – ripete in aula – la stagione dell’indispensabilità del governo associato di funzioni: se prima era una scelta volontaria ora diventa qualcosa di impossibile da evitare”.

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