Rifiuti solidi urbani: emergenza planetaria

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Londra – La maggior parte della popolazione mondiale vive, ormai, in una città e questa percentuale è destinata a crescere. Cento anni fa a vivere in un’area urbana erano solo 2 persone su 10, nel 1990 meno di 4, entro il 2050 si stima che saranno 7 su 10. La quantità di Rsu-Rifiuti solidi urbani sta crescendo anche più velocemente: i circa 3 miliardi di abitanti delle città dieci anni fa generavano circa 0.64 kg di Rsu pro-capite al giorno (0,68 miliardi di tonnellate l’anno); ad oggi 1,2 kg pro-capite al giorno (1,3 mld di tonnellate annue). Entro il 2025, 4,3 miliardi di residenti urbani produrranno circa 1,42 kg di rifiuti per persona, per un totale di 2,2 mld di tonnellate all’anno.

Circa 300 esperti provenienti da Paesi industrializzati e in via di sviluppo stanno prendendo parte alla XXI Conferenza internazionale sulla gestione dei rifiuti solidi urbani Solid Urban Waste Management, organizzata a Roma dal 6 all’8 aprile dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dallo Iupac Chemrawn Committee (Chemical Research Applied to World Needs).
Tre giorni di dibattiti e incontri in tema di waste management, con l’obiettivo di trasformare i rifiuti in una risorsa utilizzabile dalla collettività, con il coinvolgimento di istituzioni, organizzazioni, policy maker, aziende ed esperti. Grande attenzione sarà riservata al contributo che la ricerca scientifica e tecnologica può e deve dare per promuovere un circuito virtuoso basato sulle ‘3R’, Reduce, Re-use, Recycle.

La gestione dei rifiuti solidi urbani, del riciclo, del riutilizzo dei materiali e della produzione di energia dagli scarti, costituiscono alcune tra le sfide più importanti e globali per l’umanità, perché generano ricadute dirette nell’ambito della salute e del benessere pubblico, della sicurezza dei lavoratori, oltre che dell’economia verde”, spiega il chair Mario Malinconico, ricercatore dell’Istituto dei polimeri, compositi e biomateriali del Cnr. “Uno dei tratti fondamentali della Conferenza è l’attenzione ai Paesi svantaggiati: la questione della gestione dei rifiuti, per la quale si sta cercando faticosamente una soluzione nelle metropoli occidentali, si ripropone in maniera ancora più urgente e drammatica in quelle asiatiche, africane e sudamericane, creando spesso delle emergenze sanitarie”.

I flussi di materia ed energia variano notevolmente tra le diverse megalopoli: “New York ha una produzione di rifiuti solidi 19 volte maggiore di Dacca, capitale del Bangladesh, così come un consumo pro capite di energia 28 volte più elevato di quello della città indiana di Kolkata e un consumo d’acqua 23 volte più elevato di Giakarta, capitale dell’Indonesia”, prosegue Malinconico. “Ovviamente New York o Los Angeles sono anche città con alti indici di produttività, sviluppo economico e sociale e in questi contesti il problema principale è rendere più sostenibile l’impiego delle risorse per mitigare gli effetti ambientali. Nei paesi in via di sviluppo, in particolare nel Sud Est Asiatico, invece, una larga fascia della popolazione non ha un accesso al livello minimo di risorse e la priorità è arrivare a uno standard di vivibilità in tutti i quartieri, ma non mancano anche qui problemi di sostenibilità: in città come Buenos Aires o San Paolo, circa il 70 per cento dell’acqua potabile va sprecato e Hong Kong produce quasi 14mila tonnellate di rifiuti solidi al giorno”.

L’evento è organizzato con il patrocinio dei ministeri dell’Ambiente, per lo Sviluppo economico, della Salute e di Kyoto Club, Atia-Iswa, Fondazione sviluppo sostenibile e Green Management Institute. È la prima volta che un evento della Iupac, la più prestigiosa organizzazione mondiale della chimica, ha luogo in Italia su questo tema. Il Comitato organizzatore ha previsto l’erogazione di borse di studio a favore di giovani chimici provenienti dai Paesi in via di sviluppo impegnati in progetti di ricerca in questo ambito. Tra gli ospiti Workineh Kelbessa, professore di filosofia presso l’Università di Addis Abeba (Etiopia), e Paul Connett, professore emerito di chimica ambientale presso la St. Lawrence University di Canton–New York e tra i fondatori della strategia Rifiuti Zero (Zero Waste) che mira a raggiungere il riciclaggio del 100%, ritirando dal commercio tutti i prodotti non riciclabili.

 

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