La vendetta di Pitagora

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Tutto è numero, sosteneva nel VI secolo a.C. Pitagora. Tutto è caos, annuncia oggi Norton Thorp, star della matematica di risonanza mondiale. In mezzo, duemilacinquecento anni di storia della scienza, di scoperte matematiche e fisiche, di affinamento del pensiero. Che cosa succederebbe se Pitagora, da molti considerato il padre di questa evoluzione, sapiente tanto prodigo di insegnamenti quanto avaro di scritti, avesse lasciato un testamento intellettuale, per giunta autografo? Il sospetto adombra una scoperta talmente sensazionale da scatenare una caccia al tesoro che vede impegnati Elmer Galway – uno studioso di storia antica pronto a consacrare una florida carriera accademica mettendo la firma all’evento archeologico del secolo – e Jule Davidson, un professore di matematica giovane e intelligente che, a corto di entusiasmo e di motivazioni, accetta al volo di mettersi al soldo del Faro, una setta neopitagorica pronta a tutto pur di dimostrare l’incredibile verità che si celerebbe sotto quella scoperta: il genio più celebrato di sempre si è reincarnato nel XX secolo, per salvare l’umanità da se stessa riportandole l’armonia e la conoscenza da tempo perdute.

“La vendetta di Pitagora”, di Arturo Sangalli (Ed. Ponte alle Grazie, trad. di Alessandro Peroni, pp. 216, euro 15,00).

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