Londra – Quello che segue e’ solo una nostra valutazione, coniugando i dati della sentenza di primo grado, i comportamenti generali della societa’ civile di Brembate di Sopra e dei suoi dintorni, dei profili pubblici degli abitanti della zona.
Nel gennaio 2011, quando ancora Yara non si trovava, Don Corinno, parroco di Brembate di Sopra, fu un ottimo profeta.
Durante la meditazione nella veglia di preghiera di meta’ gennaio 2011 il parroco disse: ”…eppure mi sento dire, di gridare quello che voi vorreste dire: “Faccio fatica a dirvelo, ma perdono voi che avete rapito la nostra Yara, siete figli, figli di Dio. Arrivera’ anche per voi il giudizio di Dio. Forse siete palesamente scaltri che riuscirete a farla franca e nessuno vi scoprira’, nonostante le incessanti ricerche. Ma Dio vi vede. Non certo con l’infinita tenerezza con cui vede e protegge Yara.”
Don Corinno prosegui’ la sua meditazione con queste parole: “ll suo sguardo su di voi e’ il giudizio sulle vostre azioni. Gesu’ ha usato parole durissime contro chi fa del male ai bambini. Ci sono nella Bibbia alcuni salmi detti “imprecatori”: sono imprecazioni contro chi provoca dolore gratuito, solo per il gusto di far soffrire“. Fonte: “L’insieme, giornalino parrocchiale anno III, n. 13, marzo 2011.”
Fu un ottimo profeta!
“…..imprecazioni contro chi provoca dolore gratuito, solo per il gusto di far soffrire”.
Quella frase fu confermata dopo poco piu’ un mese ovvero quando fu trovato il corpo martoriato di Yara nel campo di Chignolo d’Isola.
Cosa presentava cosi’ di particolare il corpo di Yara per farci incuriosire sulla pista sadica/snuff movies?
Ce l’ha detto la sentenza di primo grado del Tribunale di Bergamo.
“Il corpo di Yara Gambirasio presentava una profonda lesione da taglio da un estremo all’altro dell’emicirconferenza anteriore del collo, una lesione superficiale in lesione mammaria sinistra lungo tutto il torace, tagli simmetrici ai polsi e due soluzioni di continuo alla gamba destra, un’intaccatura a forma di mandorla alla mandibola destra, risultato dell’azione di un’arma da punta e da taglio, e tre lesioni contusive al capo (allo zigomo sinistro, all’angolo mandibolare destro e alla nuca), frutto di tre distinte azioni traumatiche e giaceva in inverno in un campo, in cui era così poco visibile da non essere trovato che tre mesi dopo il decesso.”
Ricapitoliamo:
- un taglio lungo tutto il collo anteriore
- un taglio superficiale sulla mammella di sinistra che prosegue su tutto il torace
- tagli simmettrici ai polsi
- due soluzioni di continua alla gamba destra.
Inoltre:
– un’estesa lesione a forma di X in regione dorsale
– una a forma di J in regione dorsale
Cosa significano questi tagli o lesioni?
Che secondo noi si deve parlare di sadismo.
Ricordiamo ai nostri lettori che il sadismo e’ una parafilia che porta ad avere nelle personalita’ sadiche pulsioni erotiche connotate da fantasie o impulsi intensi e ricorrenti, che implicano attività o situazioni specifiche che riguardino oggetti, che comportino sofferenza e/o umiliazione, o che siano rivolte verso minori e/o persone non consenzienti.
I tagli dell’assassino o degli assassini rappresentano solo la parte realtiva alla “sofferenza” della vittima.
Tagli magari fatti su mandato di una mente malata distante migliaia di km da Brembate di Sopra che ha pagato in bitcoin.
Una conoscenza che potrebbe essere avvenuta tramite un sito spanking e con una trattativa iniziata e conclusa all’interno del charter web.
E l’umiliazione della vittima e’ avvenuta?
Secondo noi, si.
L’umiliazione e’ stata la morte da “vergine” di Yara.
Ce lo conferma la sempre sentenza di primo grado: “….Gli organi genitali e l’imene erano intatti, il test di gravidanza e gli esami tossicologici negative.”
Quale umiliazione peggiore se non far morire lentamente una ragazza senza che ella abbia mai provato il piacere del sesso?
Ecco il massimo godimento che avranno provato gli esecutori ed il mandante nel vedere “spegnere lentamente” una giovane vergine.
Veniamo ora ai tagli: X e J.
Noi crediamo che questi due tagli siano la firma.
Una “X” che potrebbe significare “per”
E la “J” che potrebbe significare “Jesus”
Un omicidio, un tremendo delitto, con una firma: “Per Jesus”.
La conferma della firma “Per Jesus” ci arriva ancora una volta dalla sentenza di primo grado: “….L’esame autoptico offriva un quadro più chiaro delle lesioni intuite in sede di sopralluogo e di esame esterno, consentendo di apprezzare un’intaccatura a forma di mandorla sotto la mandibola destra, dovuta all’azione di un’arma da punta e da taglio,….”
La lesione era a mandorla o forse a forma di “vesica piscis” o “ichthys”?
Per i nostri lettori diciamo che ichthys è la traslitterazione in caratteri latini della parola in greco antico Ἰχθύς, “pesce”, ed è un simbolo religioso del Cristianesimo.
In origine era una “vesica piscis o mandorla” ovvero un simbolo ottenuto da due cerchi dello stesso raggio, intersecantisi in modo tale che il centro di ogni cerchio si trova sulla circonferenza dell’altro.
Conosciuto in India, nell’antica Mesopotamia, in Africa e nelle civiltà asiatiche, esso fu utilizzato nel Cristianesimo come un riferimento a Cristo, come è evidente nell’ichthys.
I primi cristiani avevano l’esigenza di sistemi di riconoscimento che sancissero la loro appartenenza alla comunità senza destare sospetti.
I cristiani adottarono questo simbolo probabilmente per rievocare il brano evangelico in cui Gesù si rivolge a Simone dicendogli «μή φοβού ἀπὸ τοῦ νῦν ἀνθρώπους ἔσῃ ζωγρῶν»: Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini”.
Nella successiva elaborazione dell’iconografia cristiana, la mandorla viene associata alla figura del “Cristo in Maestà” e rappresentata in molti codici miniati, dipinti e sculture realizzate nel Medioevo.
Oppure possono essere anche segni dell’alfabeto rongorongo ovvero un sistema di glifi e che appare come una forma di scrittura o meglio ancora della scrittura rapanui /rongorongo al quel punto la “X “sta per “14” e la “J” sta per “63”.
E la lesione a forma di “mandorla” nella simbologia rongorongo significa “22”
Ed il ritrovamento di quasi tutti gli oggetti che Yara aveva con se quel giorno, eccetto uno: il telefono?
E’ probabilmente il “trofeo” che si sono portati a casa.
Classica operazione di un omicidio di natura sadica esoterica e non sessuale.
Questo e’ il pensiero che riteniamo prodotto da una mente distorta e malata.
Un pensiero trasformatosi in atteggiamento che ha fatto compiere un delitto efferato.
Un delitto che probabilemte e’ stato filmato e fotografato nella classica forma di snuff movies.
E’ una nostra ricostruzione del movente.
Forse ci sbagliamo.
Anzi noi stessi ci auguriamo di aver sbagliato.
Secondo noi, gli inquirenti dovrebbero ascoltare psicologi e psichiatri del territorio, attenzionare quanti, nel novembre 2010 avevano connessioni non dai classici operatori del mercato wifi, per esempio Nabuk.
Attenzionare quei giovani che come hobby conoscono il territorio nei minimi particolari (anfratti, gallerie, chiese sconsacrate, ville abbandonate, ospedali dismessi, fabbriche dismesse, rifugi antiaerei, etc.etc.).
Attenzionerei anche chi conosce i simboli “rongorongo” o i simboli “rapa nui rongorongo”, ovvero chi ama l’Isola di Pasqua ed i suoi simboli. E magari li riproduce utilizzando i particolari coltelli da intagliatori.
E gli inquirenti non dovrebbero dimenticare neppure il passato.
Come per esempio le indagini e le rivelazioni di Andrea Volpe, plurimocida varesino appartenente alla setta “Le bestie di Satana”.
Dalle indagini degli anni 2000 emerse la probabile struttura organizzativa delle “Bestie di Satana” composta presumibilmente da tre livelli:
- Nucleo: composto proprio da ragazzi, con pochi soldi in tasca ma disposti anche ad uccidere;
- Protezione: formata da un gruppo di persone selezionate che proteggeva il Nucleo ed era a conoscenza delle azioni criminose compiute dai suoi membri;
- Fiancheggiatori: professionisti affermati, forse, in grado di manipolare sapientemente le menti e le azioni dei giovani componenti del Nucleo.
Andrea Volpe fu il primo a svelare l’esistenza di un gruppo superiore con sede a Torino, la: “Setta degli X”.
Yara merita di seguire anche questa pista.
Per lei e per tutti noi.
Riccardo Cacelli
(continua)