Vendite crollate, Natale amaro

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Pisa – Adesso anche i numeri hanno confermato le fosche previsioni della vigilia. Le vendite natalizie sono andate male sia a Pisa che in tutto il territorio provinciale, facendo segnare complessivamente oltre il nove per cento di flessione. Una crollo dei consumi addirittura superiore alla media nazionale che parla di un meno otto per cento. I numeri sono stati forniti dalla Confesercenti provinciale che come ogni anno ha svolto un sondaggio telefonico su oltre cento attività commerciali tra Pisa, Pontedera e Volterra grazie al suo Centro assistenza tecnica diretto da Marco Ricci.
«Come era ampiamente prevedibile, gli acquisti natalizi 2008 non hanno visto un buon andamento rispetto a quelli dell’anno precedente – spiega il presidente della Confesercenti Roberto Balestri – le ultime rilevazioni a livello nazionale hanno segnalato un calo generalizzato di circa l’8%, in provincia la flessione è stata 9,4%: questa si diversifica tra il -7,1% di Pontedera, -9% di Pisa e il -15,1% di Volterra. La forte differenza tra Pontedera a Volterra può essere spiegata solo nei termini del diverso orientamento degli esercizi commerciali delle due città: il primo rivolto alla clientela di una vasta area, che si rivolge alla città per gli acquisti importanti, mentre l’orientamento di Volterra è rivolto al turismo e vede la presenza di prodotti di qualità ma di “nicchia” come alabastro, oreficerie artigiane, che hanno segnalato i maggiori ribassi rispetto allo scorso anno. Va anche detto – aggiunge Balestri – che il maltempo di dicembre ha limitato il periodo della spesa lasciando i clienti agli ultimi giorni con il portafoglio limitato».
Abbigliamento ko. Le indicazioni dei commercianti hanno evidenziato una notevole differenza tra le tipologie di prodotti che nel sondaggio la Confesercenti ha suddiviso in alimentari, abbigliamento e altri generi: risultano maggiormente penalizzati gli “altri generi” che hanno riportato un -13,3%, anche l’abbigliamento ha riportato una flessione di oltre due cifre, -12,1%, mentre meno peggio è andato l’alimentare con -6,5%. Spiega Balestri. «Anche da questa lettura si può evincere forse un segno della crisi dei consumi, visto che la disponibilità in più di cui dispone il pubblico nel mese di dicembre, va maggiormente su generi meno voluttuari».
Le spese pro-capite. Nel sondaggio è stato anche chiesto di indicare se la spesa procapite è variata e come: le risposte hanno evidenziato che questa è diminuita per il 54% dei commercianti intervistati, rimasta invariata (sempre rispetto all’anno precedente) per il 41% e aumentata soltanto per il 5%. «Molti commercianti – aggiunge il presidente dell’associazione di via Catalani – hanno proprio messo in risalto che se la quantità di clienti non è diminuita, a calare è stato invece l’importo medio dello “scontrino”. In molti casi sono state formulate offerte promozionali che hanno ricevuto approvazione presso il pubblico, ma non hanno innalzato le “entrate” complessive».
CRISI ANNUNCIATA. «Questo risultato, come si poteva presagire dalle diverse dichiarazioni che hanno preceduto il Natale, non era inatteso – dice ancora Balestri – nell’indagine è stato infatti chiesto anche quanto i singoli commercianti si aspettavano questo andamento. Il 66,6% degli intervistati ha risposto che si attendeva questa tendenza negativa: in un certo senso i commercianti erano “preparati” a questa situazione». E adesso? La conclusione del presidente Confesercenti: «Adesso occorre dal governo una risposta concreta per rilanciare i consumi. Risposta ad oggi inefficace. Poi è necessaria anche una revisione degli studi di settore per il commercio, studi ormai penalizzanti per volumi di affari che la crisi ha tagliato drasticamente».

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