Una polizza anti terremoto? Utile allo Stato

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In 50 anni sono stati spesi 120 miliardi per riparare i danni di terremoti e frane. Con una polizza assicurativa si risparmierebbe.
Centoventi miliardi di euro, negli ultimi cinquant’anni, per riparare i danni di terremoti, frane, alluvioni. L’italia continua però ad affrontare il susseguirsi delle catastrofi solo con la logica del rimborso dei danni a piè di lista.
Agevolare le assicurazioni converrebbe ai cittadini e allo Stato, che in questi dieci anni ha sborsato in media più di quattro miliardi l’anno per ricostruire le case distrutte. Un fiume di denaro gestito in emergenza, in deroga a molte norme come quelle sulla concorrenza, e dove si è sempre tuffato il malaffare.
Alla spesa sostenuta direttamente con il bilancio dello Stato, a carico della collettività, bisogna sommare anche quello che esce direttamente dalle nostre tasche con le tasse introdotte man mano per finanziare le varie ricostruzioni. Ancora oggi paghiamo alcuni centesimi di accisa sulla benzina per la ricostruzione del Belice (1968), Friuli (1976), Irpinia (1980), Aquila (2009), Emilia-romagna (2013). Secondo la Cgia di Mestre, finora, abbiamo pagato 145 miliardi di euro di sovrapprezzo sui carburanti.
Dopo il terremoto del Centro Italia lo Stato ha stanziato 13 miliardi: 7,4 per la ricostruzione degli immobili, di cui 6,1 per quelli privati (la stima del danno, però, è più del doppio), il resto per quelli pubblici. Poi ci sono gli incentivi alle imprese e la creazione del Fondo investimenti, parte del quale è destinato a finanziare la messa in sicurezza degli edifici pubblici. In aggiunta sono arrivati 1,2 miliardi di euro dalla Commissione Ue per coprire le spese di emergenza.

Se il Sismabonus si rivela un Sismaflop
Gli incentivi specifici per la messa in sicurezza sono stati creati solo dopo il terremoto dell’emilia. Il cosiddetto Sismabonus è una detrazione fiscale tra il 50 e l’85% della spesa sostenuta per il rafforzamento sismico entro un tetto di 96 mila euro. Si applica ai lavori fatti anche nei condomini e il bonus può essere goduto in cinque anni. Per esempio, se si spendono 50 mila euro per mettere le catene, o legare pareti e solai, si ha una detrazione di 35 mila euro, cioè 7 mila euro l’anno di tasse in meno da pagare (o, per i lavoratori dipendenti, un assegno di 7 mila euro l’anno). Eppure questo Sismabonus non lo sta usando quasi nessuno. Gli italiani preferiscono sfruttare le detrazioni fiscali previste per ristrutturare la casa o per il «miglioramento energetico». Nel 2014, cui risalgono gli ultimi dati disponibili, sono stati spesi 17 miliardi per le ristrutturazioni, 3,3 miliardi per la riqualificazione energetica ed appena

Accisa sulla benzina Ancora oggi paghiamo alcuni centesimi per la ricostruzione di Belice, Friuli e Irpinia
240 milioni per la messa in sicurezza sismica. In altre parole: nonostante gli aiuti messi finora a disposizione dallo Stato, e i continui disastri, la prevenzione del rischio non è mai penetrata nelle teste degli italiani.
Con la Legge di Bilancio 2018 è saltata fuori anche un’inedita detrazione fiscale del 19% sulle polizze assicurative stipulate per proteggere gli immobili dalle catastrofi naturali. Il problema è che in Italia il mercato dell’assicurazione contro le calamità naturali è quasi inesistente. Si stima che meno del 2% delle abitazioni sia coperto da una polizza contro questi rischi. Le poche compagnie che la offrono prevedono quasi sempre franchigie molto elevate e un limite all’indennizzo. I premi sono accettabili nelle aree meno rischiose, mentre sono molto alti in quelle più pericolose, fino a diventare proibitivi, in alcune zone, per le vecchie abitazioni. Prezzi tecnicamente corretti, ma anche insostenibili se lasciati al libero mercato.

Il meccanismo per ripartire i rischi
Per sopperire a questo problema in California, Giappone, Turchia, Nuova Zelanda, che convivono come noi con terremoti devastanti, è entrato in campo lo Stato. In Giappone, dove oggi il 40% delle abitazioni è coperto dal rischio sismico, lo Stato contribuisce al fondo di riassicurazione, nel quale le compagnie private che vendono le polizze ripartiscono i rischi. In Nuova Zelanda la copertura del rischio sismico è di fatto obbligatoria, ed il 90% delle case è assicurato. Anche qui è lo Stato che fa da assicuratore finale, e le tariffe a carico dei proprietari sono molto basse. Lo Stato della California ha provveduto nel 1996 con la creazione di una Fondazione pubblica, sostenuta da capitali privati, che favorisce la diffusione di polizze a prezzi calmierati, proporzionate alle zone di rischio, e la detrazione fiscale è del 15%. Nell’area di Santa Rosa, che è ad alto rischio, nessuna compagnia privata assicurerebbe una casa di 100 mq a 500 dollari l’anno. Ad oggi le abitazioni assicurate superano il milione e la tendenza è a crescere. Anche in Turchia la polizza assicurativa passa attraverso un ente governativo, è obbligatoria, ma pur non essendo previste sanzioni, copre un quarto delle abitazioni.
In Italia sono almeno vent’anni che si discute dell’opportunità di rendere obbligatoria l’assicurazione con l’estensione delle polizze incendio. La stessa proposta è apparsa in almeno quattro leggi Finanziarie o di Stabilità, sempre dopo un sisma devastante (1998, 2004, 2006, 2009), ed è sempre puntualmente rientrata nei cassetti. L’ultima l’aveva presentata il governo Monti il 15 maggio 2012, ma è stata travolta 5 giorni dopo, insieme al terremoto dell’emilia. Ogni tanto l’idea balla su qualche tavolo, però l’ipotesi di una polizza obbligatoria, dove è lo Stato a fare da assicuratore, e quindi a prezzi sostenibili, non è mai stata considerata. Un’assicurazione tra l’altro costringe all’adeguamento sismico, altrimenti non passi all’incasso. Fatto sta che gli italiani non mettono in sicurezza le case, non si assicurano, e incrociano le dita. Sperando che il terremoto non colpisca proprio lì, e che lo Stato, ovvero tutti i cittadini, continui a finanziare la loro incoscienza.
Mercato inesistente In Italia solo il 2% delle case è coperto contro i danni da calamità naturali. La Nuova Zelanda L’assicurazione è diventata obbligatoria con tariffe per i proprietari molto basse. (da “Corriere della Sera“, 19 marzo 2018)

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