Così i matti diventarono cittadini

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I l 13 maggio del 1978 veniva approvata la legge n. 180, in tema di “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”. La Legge Basaglia. Che aprì le porte dei manicomi, restituendo dignità ai malati che vi erano rinchiusi in condizioni oscene. Da quel momento in avanti nessuno potè più rinchiudere una persona senza alcuna tutela di legge e senza comprovata necessità clinica (quel sistema di regole che chiamiamo Tso). A ispirare la legge fu Franco Basaglia che sparigliò tutte le carte della psichiatria togliendo dal centro la malattia e sostituendola col malato, i suoi diritti, i suoi bisogni, la sua ricchezza. Accadde però che la legge delegò alle regioni la sua attuazione, all’interno del nascendo Ssn, istituito alla fine dello stesso anno (annus mirabilis!). Com’è andata a finire lo leggete alle pagine 4-8 e com’è cominciata lo racconta Beppe Dell’Acqua, a pagina 2. In mezzo, 40 anni di polemiche tra chi vede la riforma come il geniale prodotto della medicina italiana, capace di rifondarsi a partire dalla imposizione epistemologica di un principio ineludibile: la libertà dei cittadini. E chi, invece, vede i pasticci combinati dalle amministrazioni, i malati lasciati soli, le famiglie senza reti. Ma nessuna inadempienza sanitaria può cancellare quel sogno che è diventato all’improvviso realtà e le parole di Basaglia stesso: l’impossibile può diventare possibile. (da “La Reppubblica”, 01 maggio 2018)
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