Dopo la piazza ora l’attenzione si sposta sulla tensione crescente tra governo e opposizione. In Ungheria da giorni si manifesta contro la “legge schiavitù“, il provvedimento che autorizza i datori di lavoro a chiedere fino a 400 ore di straordinario l’hanno pagato però in tre anni. Punto focale della battaglia la TV di stato, dove secondo gli oppositore del premier Victor Orban non vengono trasmessi messaggi anti governativi. “La televisione di stato è in assoluto il principale canale di informazione per le persone che vivono nei piccoli centri lontano da Budapest ma anche nelle grandi città, fa notare l’esponente dell’opposizione, Peter Niedermuller. “Noi non abbiamo alcuna possibilità di far passare i nostri messaggi nei telegiornali. Questo è il motivo per cui protestiamo. Non esiste alcuna libertà di informazione e nessun pluralismo.”
Demanding Democracy in Hungary: In today’s Daily Brief https://t.co/KTekYpeqe5 pic.twitter.com/xhKw2hKMGQ
— Human Rights Watch (@hrw) 18 dicembre 2018
Questo è solo l’ultimo atto delle profonde divisioni che attraversano l’Ungheria da mesi. E con il protrarsi delle proteste, sembra che vi siano davvero poche possibilità di compromesso tra le forze politiche pro e anti-Orban.