L ‘affaire Riace

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Riace deve chiudere.
Il ministero dell’Interno lo ha messo nero su bianco con una deliberazione del 9 ottobre scorso del suo dipartimento Immigrazione che ordina la chiusura di tutti i progetti e il trasferimento (anche se volontario) di tutti i migranti. Una doccia fredda per Riace, arrivata pochi giorni prima dell’udienza di fronte al tribunale del Riesame che ha deciso il divieto di dimora per Mimmo Lucano, il suo sindaco, imputato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e abuso d’ufficio, e a poco meno di una settimana dalla manifestazione in suo sostegno che ha portato nel paese calabrese alcune migliaia di persone e di quelle che spontaneamente si sono svolte in tutta Italia.
Mimmo Lucano ha così reagito all’arrivo della circolare ministeriale: “Vogliono soltanto distruggerci. Nei nostri confronti è in atto ormai un vero e proprio tiro incrociato. I nostri legali, comunque, stanno già predisponendo un ricorso al Tar contro la decisione del Viminale. E’ tutto assurdo ma continueremo la nostra esperienza anche senza risorse pubbliche”.
Al centro delle contestazioni del ministero ci sono, da una parte, quegli strumenti che hanno fatto di Riace un modello di riferimento nel mondo (citato da giornali stranieri e oggetto di premi, fiction e di documentari come quello di Wenders): i bonus e le borse lavoro; dall’altra l’accoglienza dei lungopermanenti, cioè delle persone richiedenti asilo in condizioni di vulnerabilità che vengono ospitate anche oltre il termine previsto dal progetto SPRAR (servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Inoltre il decreto sicurezza in via di approvazione abolirà o ridurrà drasticamente i centri SPRAR che ad oggi davano lavoro a 15000 operatori in tutta Italia.
Il tutto è iniziato nel 1998 con l’ammaraggio di una nave sulla spiaggia di Riace Marina di 200 persone, prevalentemente curdi. Da allora Lucano ha iniziato questa politica di accoglienza virtuosa (filoxenia, https://mediterraneomigrante.it/2018/10/15/filoxenia-e-il-modello-riace/) che ha portato nella cittadina calabrese 700 emigrati di 20 nazionalità diverse su 1600 abitanti prevenendo lo spopolamento ed il sottosviluppo che si stava creando in zone in cui la criminalità malavitosa è ben presente. Riace è un modello di integrazione dove gli immigrati hanno trovato lavoro e che ha favorito lo sviluppo di laboratori artigianali, cooperative sociali e perfino un ambulatorio medico che è a disposizione di tutta la popolazione.
Certamente la legalità è un valore condiviso e sembra scontato affermare che tutti noi, e le istituzioni in primis, debbano agire in tal senso. Tuttavia si ripropone l’antico e mai risolto – se non nelle coscienze – dilemma tra la legge di Dio e la legge degli uomini, tra la forma e la sostanza, tra Antigone e Creonte, tra il samaritano e i sacerdoti e gli scribi.
Anche in questo caso si è riproposto questo “corto circuito” e quello che colpisce è la totale sproporzione fra il provvedimento e la realtà del progetto. Del paese divenuto simbolo dell’accoglienza non si è compreso né lo spirito, né la specificità territoriale, nè la portata del progetto che, a nostro modesto avviso, doveva essere non censurato ma, al contrario, riconosciuto come modello di “buone prassi”, da più parti invocate ma altrettanto spesso ostacolate.
Padre Graif, nell’omelia del 14 Ottobre alla Badia Fiesolana, attualizzando la Parola, ha fatto un riferimento a Riace alla luce della parabola del buon samaritano (Luca 10,25-37). E, come chiede Gesù nella parabola: “chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?» noi ci chiediamo: chi, fra il sindaco e gli abitanti di buona volontà di Riace o l’uomo della legge, è stato prossimo per gli uomini migranti approdati alle coste calabre?
Un “eretico”, un “senzadio”, come allora era considerato un samaritano, si comporta con amore nei confronti di un uomo che incontra per caso sulla sua strada e di cui si prende cura considerandolo un fratello; i sacerdoti e i leviti, le cui convinzioni sono del tutto ortodosse, del tutto conformi alla legge e alle regole tirano dritto e non mostrano alcuna carità.
Per concludere non possiamo che concordare con Padre Alex Zanotelli (https://www.peacelink.it/pace/a/45806.html) che ci parla di questo evento anche grazie alla sua esperienza personale in Riace nella sua lettera del 20 Ottobre:
Riace riparte!

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