600 persone sono state arrestate nello Stato indiano del Kerala per i disordini creati dai manifestanti tradizionalisti per protestare contro l’ingresso delle due donne nel tempio sacro indù. Le due quarantenni hanno semplicemente applicato, con l’aiuto della polizia, una sentenza della Corte suprema che ha fatto cadere il divieto di ingresso per le donne in età fertile. L’uguaglianza di genere è fortemente sostenuta dal governo locale di sinistra che ha anche organizzato una catena umana di donne di oltre 600 chilometri per riconoscere i loro diritti. E infatti il presidente del Kerala è stato il bersaglio numero 1 dei tradizionalisti che hanno bruciato anche un fantoccio che lo ritraeva.
Persino il primo ministro indiano è contrario alla caduta del divieto. “Tutti devono avere i loro diritti – dice Narendra Modi – Ci sono alcuni tempi in India che hanno le loro tradizioni, per esempio in alcuni è vietato l’ingresso degli uomini e loro non ci vanno”.
Certo la strada per il riconoscimento dei diritti delle donne è ancora impervia. I tradizionalisti hanno annunciato un maxisciopero e hanno presentato alla Corte suprema delle petizioni per rivedere la sentenza.