. @jeremycorbyn has tabled a no confidence motion in the Government after their historic defeat on Theresa May’s deal. The Government have confirmed that this will be debated and voted upon tomorrow. pic.twitter.com/c1hdmLuKrB
— Labour Whips (@labourwhips) 15 gennaio 2019
I take note with regret of the outcome of the vote in the @HouseofCommons this evening. I urge the #UK to clarify its intentions as soon as possible. Time is almost up #Brexit https://t.co/SMmps5kexn
— Jean-Claude Juncker (@JunckerEU) 15 gennaio 2019
E adesso?
Il no all’accordo fa sprofondare il Paese nell’incertezza in quanto il tempo stringe: il 29 marzo dovrebbe scattare il divorzio tra Regno Unito e Bruxelles, mancano poco più di 1.700 ore. Se non verrà trovata una nuova intesa con l’Unione Europea, lo scenario della dipartita senza accordo e in maniera confusionaria prende sempre più corpo.
Numerosi deputati vogliono ora un nuovo referendum per permettere ai propri concittadini di esprimersi su qualcosa che ora conoscono per davvero. Durante la sua arringa finale, tuttavia, Theresa May ha escluso questa ipotesi definendola un “tradimento” di tutti coloro che si sono recati alle urne nel giugno 2016.
Il testo bocciato
Cosa prevedeva la bozza di accordo, un documento di 528 pagine, lo abbiamo spieghiamo qui. In breve prevede un periodo di transizione fino alla fine del 2020 (estendibile); stabilisce un meccanismo per calcolare il conto finanziario del divorzio (si parla di più di 40 miliardi di sterline); impegna l’UK a rispettare parità di condizioni nei confronti delle imprese europee e quello a garantire i diritti per i cittadini UE nel Regno Unito; introduce il controverso backstop, ovvero una sorta di assicurazione che permetterà di avere un confine non rigido tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica di Irlanda. Solo nel caso in cui il testo proposto da Theresa May fosse stato approvato la scadenza naturale della Brexit avrebbe avuto delle possibilità di essere rispettata e l’uscita effettuata in maniera concordata da ambo le parti. Il Regno Unito potrebbe essere costretto a chiedere un rinvio: a fine marzo, infatti, l’UK sarà considerato automaticamente fuori dalla UE per aver invocato l’articolo 50 del Trattato dell’Unione Europea.