Diventa ogni giorno più tragica la situazione in Libia. Dopo i pesanti bombardamenti che hanno colpito Tripoli provocando decine di morti, il generale Haftar smentisce di aver dato il via all’attacco finale. Le forze dell’uomo forte della Cirenaica accusano imprecisate ‘milizie terroriste la responsabilità di aver sparato colpi di artiglieria su Abu Slim, il quartiere a ridosso del centro della capitale.
L’aumento della pressione militare sul terreno preoccupa le Nazioni Unite, che chiedono alle parti di fermare l’uso di armi pesanti e di sospendere il bombardamento indiscriminato delle abitazioni civili. Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario generale: “Il numero dei profughi causati dai combattimenti dentro e attorno a Tripoli ha raggiunto la soglia dei 20.000, secondo l’Agenzia per i migranti. Oltre 2500 persone sono state evacuate nelle sole ultime 24 ore. (…) Finira è stato confermato il ferimento di cinquanta civili, e la morte di almeno 14 persone. Si tratta di cifre che si riferiscono a casi verificati, dunque vanno considerate come minimali”.
Con la diplomazia incapace di trovare una soluzione politica che metta fine alla guerra civile, la terza dal 2011, a farne le spese, sono i civili e i profughi. L’Alto commissariato per i rifugiati ne ha messo in salvo 150; erano detenuti del centro di Abu Salim, che sin dalla ripresa delle ostilità è diventato uno dei principali campi di battaglia tra le opposte fazioni.
Ad oggi sono 190 i morti a causa del conflitto in Libia, tra cui 60 bambini.Mentre nel Paese il leader del governo di unità nazionale, Fayez al Sarraj, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, il ministro degli esteri italiano Moavero smentisce che ci siano 800 mila migranti pronti a salpare dalla Libia e che un patto tra jihadisti e scafisti è possibile ma per ora non ci sono elementi precisi.