Speed up del tuo sito web: primo step

La velocità di caricamento di una pagina web è sempre stata un parametro di posizionamento per il motore di ricerca, ma sopratutto uno dei fattori chiave della user experience: nell'era del mobile, poi, questo aspetto è diventato ancora più importante. Cominciamo quindi a vedere cosa fare per rendere il tuo sito più veloce.

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Numerose statistiche affermano che un sito veloce ha un tasso di conversione superiore del 63% rispetto ad uno lento. E’ un dato piuttosto eclatante, che impone di fare la scelta corretta, ovvero quella di ottimizzare il tuo sito per rendere il caricamento delle pagine, sopratutto quelle maggiormente visitate, il più rapido possibile. Ed il primo step per fare ciò è quello di misurare effettivamente le performance del tuo sito: perchè non è con il parere di qualcuno, nè tantomeno con le tue sensazioni, che puoi avere un chiaro quadro della situazione.
Ci viene incontro PageSpeed Insights di Google, uno strumento che si è notevolmente evoluto negli ultimi mesi.

Quali dati ti fornisce oggi PageSpeed?

Dopo il check del tuo URL, PageSpeed ti restituisce un punteggio di velocità elaborato attraverso lo strumento Lighthouse, decisamente più evoluto del precedente in quanto in grado di collezionare informazioni dai browser Google Chrome dei tuoi visitatori. In sostanza, come essi interagiscono con le tue pagine, quale device utilizzano, quanto attendono il caricamento di un contenuto, ecc… Questi dati, cosa molto interessante, sono disponibili anche all’utente finale, che può accedervi attraverso il servizio Google BigQuery, disponibile sulla piattaforma Google Cloud Platform. Ed è proprio su questo servizio che potrai leggere molte informazioni assolutamente vitali per l’ottimizzazione del tuo sito. Esse si dividono in quattro gruppi:

– lab data
– opportunities
– diagnostics
– passed audits

Oggi ci vogliamo soffermare sui lab data, che consentono di avere un quadro ben preciso del livello di esperienza degli utenti che visitano il tuo sito web.

Quali informazioni puoi ottenere?

Lo strumento Lighthouse non fa altro che raccogliere i dati rilevati sugli utenti che utilizzano Chrome, per misurare la velocità con il quale un determinato device carica le pagine. Bisogna premettere che questo tipo di misurazione, di fatto, è fortemente influenzata dal modo con il quale il tuo target visita il tuo sito web: più saranno gli utenti che navigano da dispositivi obsoleti o connessioni lente, peggiore sarà il risultato… Tuttavia, ipotizzando che anche le situazioni opposte possano bilanciare il rilevamento, Google BigQuery potrà fornirti le seguenti indicazioni:

1. tempo entro il quale compare il primo elemento di una pagina (quando l’utente comincia a vedere qualcosa a schermo?)
2. tempo entro il quale i contenuti di una pagina sono completamente caricati (quando vede smettere di girare la “rotellina”?)
3. tempo entro il quale una pagina diventa effettivamente interattiva (quando può effettivamente cliccare un bottone o compilare un form?)
4. tempo entro il quale il contenuto primario di una pagina è visibile (contenuto “above-the-fold” e font completamente caricati, quindi la “sostanza” della pagina)
5. tempo che impiega il sito a rispondere ad un input dell’utente durante i 5 secondi di caricamento della pagina più impegnativi (il sito risponde agli input?)

Come puoi immaginare, hai un risultato che potremmo definire “parlante”: sono dati che, di fatto, ti fanno comprendere come gli utenti stanno visualizzando il tuo sito e qual è la loro esperienza media. E’ evidente che nell’era mobile (ricordiamo anche il debutto dell’algoritmo “first-mobile-index” nel 2018) sono questi ultimi i device che condizionano maggiormente i risultati e le azioni correttive da implementare.

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