L’Italia è tra i peggiori Paesi d’Europa per competitività digitale. Secondo l’indice della Commissione europea che misura il percorso dei Paesi verso un’economia e una società digitalizzate (DESI), il nostro Paese si piazza al 24mo posto su 28, ma – consolazione – scala una posizione rispetto agli anni scorsi.
Cinque i parametri valutati: connettività a banda larga, competenze digitali, utilizzo di Internet, digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici digitali. Influiscono nel computo totale anche le spese in ricerca e sviluppo nonché il ricorso ai finanziamenti di Horizon 2020 da parte degli Stati membri.
Tre italiani su 10 non usano Internet in maniera regolare, il 19% della popolazione non sa proprio cosa sia e più della metà della popolazione non ha le più basiche competenze digitali, si legge nel rapporto dedicato al nostro Paese.
Le raccomandazioni del DESI riguardano soprattutto gli investimenti nel settore dell’educazione, ad oggi insufficienti per colmare il divario digitale che ci separa dal resto d’Europa. Come si legge nella relazione, solo il 20 % degli insegnanti ha seguito una formazione digitale mentre il 24 % delle scuole non dispone ancora di corsi di programmazione. Nell’ambito della strategia italiana per l’industria 4.0, il governo ha sì stanziato risorse per 700 posti di dottorato di ricerca nelle materie dell’industria 4.0, ma alla fine del 2017 (ultimo anno disponibile) solo 41 di questi corsi di dottorato sono risultati attivi (su un totale di 815).
Infine, “solamente” il 92% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni utilizzano abitualmente Internet: siamo all’ultimo posto nella UE28. La media è pari al 97% dei giovani in questa fascia d’età.
“I dati mostrano come sia urgente investire più risorse nell’ambito del piano nazionale per la digitalizzazione scolastica, in particolare nell’istruzione primaria e secondaria, così da affrontare il problema mancanza di competenze digitali tra i giovani”, si legge.
I progressi italiani riguardano il settore della copertura della banda larga veloce (la più grande debolezza invece della Francia), l’assegnazione del 5G, lo sviluppo degli Open Data (amministrazione digitale) e l’accessibilità online dei servizi sanitari – anche grazie al lavoro di AgID, l’agenzia italiana per il digitale.
I migliori studenti dell’ultimo anno sono stati l’Irlanda, la Lituania e la Lettonia. I leader in Europa (e nel mondo) sono la Finlandia, la Svezia, l’Olanda e la Danimarca, in cima alla lista. In Germania, i tedeschi sono campioni di conoscenza digitale ma il Paese sconta un serio ritardo sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Il Lussemburgo, che è il paese dell’UE con il più alto PIL pro capite, è molto connesso, ha una popolazione che utilizza regolarmente Internet ma ha score bassi nei settori dell’amministrazione digitale e dei servizi pubblici, cosa che lo fa scendere al sesto posto nell’indice DESI.