Michel Platini si trova da questa mattina in stato di fermo nei locali dell’Ufficio anticorruzione della polizia giudiziaria di Nanterre, nel nord-ovest di Parigi. L’ex presidente della Uefa è implicato nell’indagine per corruzione legata all’assegnazione del Mondiale di calcio del 2022 al Qatar.
Lo ha fatto sapere ad Euronews la procura nazionale per i reati finanziari, confermando la notizia lanciata dal sito investigativo francese Mediapart. La polizia sta interrogando anche Claude Gueant, all’epoca dei fatti segretario generale dell’Eliseo sotto la presidenza Sarkozy.
L’ex calciatore della Juventus sta finendo di scontare la squalifica di quattro anni decisa dal Comitato etico della Fifa nel 2015. Alla base della sospensione il pagamento di due milioni di franchi svizzeri ricevuto nel 2011 da Sepp Blatter per alcune consulenze risalenti al periodo tra il 1998 e il 2002.
Un anno fa la magistratura svizzera aveva prosciolto Platini dalle accuse e l’ex numero uno della Uefa aveva chiesto che la sua sospensione venisse ritirata. “Spero che Fifa avrà il coraggio e la decenza di revocare la sospensione, poiché la giustizia ha stabilito che non c’è stato nessun pagamento illecito”.
La Fifa si era però opposta alla richiesta del tre volte Pallone d’oro. “Il signor Platini – aveva risposto in un comunicato l’organo che governa il calcio mondiale – è stato sospeso per violazione del codice etico. La decisione è stata confermata dal Tribunale Arbitrale per lo Sport che ha confermato le accuse ma ha ridotto la durata della sospensione da 6 a 4 anni”.
“Sono vittima di un complotto”
Platini è tornato alla carica qualche settimana fa in un’intervista ad alcuni giornali in cui ha ribadito le sue accuse alla Fifa e sostenendo di essere vittima di un complotto: “Tutti – ha detto Platini – hanno capito che c’è stato un complotto contro di me, orchestrato da qualcuno che è all’interno del calcio. Credo Fifa e Tas. Infatti nel 2015, al sorteggio di Montecarlo, ero stato messo sull’attenti. Non posso dire chi mi ha fatto questa rivelazione, ma il tutto era finalizzato ad impedire la mia elezione a presidente della Fifa. C’era in ballo mio figlio che lavorava in Qatar, ma soprattutto quella storia di Blatter. Per me era un lavoro svolto per la Fifa in quegli anni e pretendevo di essere pagato: se mi avessero detto che non mi avrebbero pagato, avrei agito diversamente”.