“Ci sono “prove credibili che meritano ulteriori indagini” su un possibile coinvolgimento del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman nell’uccisione di Jamal Khashoggi. Lo sostiene il rapporto di 101 pagine degli esperti Onu sui diritti umani che indagano sul caso, guidati da Agnes Callamard. “Non ci sono conclusioni sui colpevoli”, ha precisato comunque Callamard.
Gli investigatori delle Nazioni Unite hanno trovato prove credibili di una responsabilità saudita ad alti livelli sull’omicidio definito “premeditato” del giornalista dissidente, assassinato nella sede consolare di Istanbul lo scorso ottobre.
Callamard conclude che le indagini condotte dall’Arabia Saudita e dalla Turchia non siano da ritenersi conformi agli standard internazionali: non sarebbero state “condotte in buona fede e potrebbero costituire un ostacolo alla giustizia”.
Nel documento si chiede la sospensione del processo agli 11 sospetti in Arabia Saudita. Cinque di loro rischiano la pena di morte. L’uccisione di Khashoggi, evidenzia il report, mette in luce quanto siano vulnerabili i dissidenti che hanno cercato riparo all’estero rispetto alle azioni sotto copertura volute dalle autorità nei loro Paesi d’origine. La relazione afferma: “Circa otto mesi dopo l’esecuzione di Khashoggi, la determinazione e l’assegnazione delle responsabilità individuali rimangono oscurate dalla segretezza e dalla mancanza di un giusto processo”.
Finora lo Stato saudita non ha mai riconosciuto pubblicamente la propria responsabilità per l’uccisione di Khashoggi né ha presentato le proprie scuse alla famiglia. bin Salman ha incontrato e stretto la mano al figlio del giornalista: il suo volto terrorizzato mentre stringeva la mano al probabile mandante dell’omicidio di suo padre non è passato inosservato a livello internazionale. Ai figli di Jamal Khashoggi è stato offerto un dubbio pacchetto risarcitorio.