Dopo questo primo weekend estivo, in cui l’Italia sarà spaccata a metà e colpita dai temporali al centro-nord, preparatevi ad un’ondata di caldo record che investirà tutta la Penisola.
Se sabato e domenica sono previsti veloci temporali al nord e su parte del centro, con punte di 38 gradi al sud e sulle Isole maggiori, la prossima settimana cambierà tutto e l’anticiclone africano salirà verso nord. Oltr’Alpe, le temperature toccheranno anche punte di 41 gradi, come in Catalogna. In tutt’Europa, il forte caldo dovrebbe durare fino almeno a mercoledì sera ma in Italia si boccheggerà fino a venerdì.
Il maggio eccezionalmente fresco alle nostre latitudini, il più fresco dal 2004 in avanti, sarà dunque un lontano ricordo. Mentre dalle nostre parti ci si lamentava per le continue piogge, dall’altro lato del globo arrivavano segnali di “malessere”.
La nuova Zelanda ha trascorso il maggio più caldo degli ultimi 111 anni; per l’Africa è stato il secondo più rovente, per l’America meridionale il terzo. Il Giappone e Israele hanno visto il termometro schizzare a livelli record: 39,5 gradi il 26 maggio sull’isola di Hokkaido, tra i 43 e i 45 gradi in alcune località israeliane durante l’ondata di calore del 22-24 maggio.
L’Europa, tuttavia, ha fatto eccezione, con temperature di 2 gradi sotto la media: come detto, un maggio così fresco non si vedeva dal 2004. L’Austria, ad esempio, ha riportato 2,6 gradi in meno.
In Italia, secondo i dati diffusi in precedenza dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr, le temperature sono state di 1,58 gradi più fredde del normale. Un meteo più fresco rispetto agli ultimi anni ha caratterizzato anche i Caraibi e la parte occidentale degli Stati Uniti. Queste anomalie non spostano però il trend pluriennale, che vede la Terra continuare a scaldarsi.
Nei primi cinque mesi dell’anno, il termometro mondiale ha segnato 0,93 gradi più della media, rendendo il 2019 il terzo anno più caldo mai registrato, almeno finora. Dall’Africa meridionale all’Australia, dal Brasile sudorientale alla parte settentrionale del Nord America, un’afa record ha ricordato ancora una volta il cambiamento climatico in atto.