Radja Nainggolan si racconta a tutto tondo a SportWeek. Al settimanale della Gazzetta, il belga spiega che “se la gente mi apprezza qualcosa di buono vuol dire che ho fatto. Ho sempre dato il massimo e il mio stile ha fatto il resto: la rabbia che metto mi fa vedere come un gigante”.
Parlando del momento molto delicato vissuto in famiglia, con il tumore al seno diagnosticato alla moglie Claudia, Nainggolan aggiunge: “Lei è forte, camuffa le emozioni mentre segue le cure alla perfezione. La perdita di capelli è il momento peggiore e se sono tornato a Cagliari è anche per lei. Qui è cominciato tutto, sono diventato uomo e calciatore. Con tutto il rispetto per Piacenza, ma la B era un’altra storia. La gente è felice con niente, fa tanto e riceve poco ma è aperta, generosa, disponibile”.
Parlando del nuovo corso con Giulini, confessa che il presidente “vuole fare della società un marchio riconoscibile a livello mondiale. E ha costruito una squadra forte per onorare il centenario”. Quindi due parole anche sul rapporto con Maran, l’allenatore: “Mi vede davanti alla difesa. C’è rispetto reciproco, e non ho la pretesa di fare come mi pare solo perché vengo dall’Inter”.
Un’ammissione di colpe, poi, non poteva mancare: “Qualcosina fuori dal campo l’ho sbagliata. So di essere in difetto nelle responsabilità della vita privata, ma è il mio carattere. Nel lavoro, però, non c’è una volta in cui non abbia dato il massimo. Questo non me lo rinfacceranno mai”.
Ultima, ma non ultima, una parentesi sul saluto del pubblico romanista al momento della sua sostituzione in Roma-Cagliari: “Non me l’aspettavo. I romani però mi somigliano e per questo mi sono sempre trovato bene con loro. Roma e Cagliari sono le due piazze in cui mi riconosco”. Quando toccherà all’Inter, il saluto sarà lo stesso? “Mi fischiavano perché parlavano di Roma ma la gente non ha capito che io non sono uno che ci tiene ad essere amico dei tifosi. Essere stato un beniamino di Roma e Cagliari è il frutto del mio impegno per la squadra”.
Infine, una valutazione sul VAR: “Da noi è usato male, non si può rimanere fermi cinque minuti con la partita per ogni singolo episodio. L’arbitro va richiamato per episodi con proteste, non quando nessuno si accorge di nulla”.