La Nato festeggia 70 anni tra le polemiche: Trump bacchetta Macron

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La Nato è cerebralmente morta. Mai frase sollevò un tale polverone in seno all’Alleanza atlantica. A pronunciarla come ormai sapete tutti, è stato il provocatorio presidente francese Emmanuel Macron.

Ma cosa vuole in realtà Macron, come vuole posizionare la Francia o dove vuole posizionare la Nato? Domande leggittime che sollevano dubbi altrettanto leciti.

È vero anche che l’Alleanza festeggia in questi giorno i suoi settanta anni e non pochi ritengono che abbia bisogno di un profonda rivisitazione.

In attesa di risposte ascoltate invece la risposta di Donald Trump al presidente francese cliccando il vido qui sopra.

Il presidente americano non ha lesinato ‘complimenti’ a Macron.

È vero comunque che la Nato resta un’alleanza politico-militare da ormai 70 anni che è riuscita a triplicare i suoi membri riconciliando 30 ex nemici in alleati, e mettendo in cantiere altri 40 partenariati dal Marocco al Kazakhstan.

Vi ricordate cosa ha detto Macron?

“Quello che stiamo vivendo è la morte cerebrale della Nato”. Emmanuel Macron ha usato usa un’espressione forte per parlare della crisi aperta dall’intervento della Turchia contro i curdi, in qualche modo permesso dagli Stati Uniti.

Secondo Macron, il disimpegno dalla Siria del presidente americano Donald Trump e l’offensiva del leader turco Recep Tayyip Erdogan ha definitivamente messo in luce le contraddizioni dell’Alleanza atlantica e ha chiesto un chiarimento delle finalità strategiche.

L’Europa, ha insistito Macron, “sparirà” se non inizia a pensarsi come potenza mondiale, schiacciata tra Usa e Cina. Da quando è stato eletto, il presidente francese insiste sull’importanza di promuovere una difesa europea, e “un’autonomia strategica e di capacità sul piano militare”.

Molto diverso l’approccio del presidente Trump, che pone la questione della Nato come un progetto commerciale “in cui gli Stati Uniti assicurano una sorta di ombrello geostrategico, ma come contropartita c’è un’esclusiva commerciale.

Quali sono oggi le priorità dell’Alleanza

L’Alleanza atlantica conta 29 Stati membri di cui garantisce libertà e sicurezza, promuovendone i valori democratici, consnete ai suoi membri di consultarsi collaborare in materia di difesa e sicurezza per risolvere i problemi, creare fiducia e, nel lungo termine, prevenire i conflitti.

L’Italia è uno dei 12 Paesi fondatori, insieme a: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Lussemburgo, Paesi bassi, Norvegia, Portogallo, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Il più conosciuto articolo 5 del trattato

Tra i suoi primi obiettivi, risolvere pacificamente le controversie. In caso di fallimento degli sforzi diplomatici, ha il potere militare di intraprendere operazioni di gestione delle crisi.

Tali operazioni devono essere condotte in base alla clausola di difesa collettiva del trattato fondativo, l’articolo 5, o dietro mandato delle Nazioni Unite.

Ad oggi, l’unico caso di attivazione dell’art. 5 da parte del Consiglio Atlantico (NAC) si è realizzata in seguito all’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle.

“Le Parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o nell’America settentrionale, costituirà un attacco verso tutte, e di conseguenza convengono che se tale attacco dovesse verificarsi, ognuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall’art.51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale”.

Nonostante abbia a disposizione un ventaglio di strumenti, in quello che è sempre un più complesso scenario internazionale, l’Alleanza privilegia un approccio policitico, civile e militare nella gestione delel crisi.

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