Ungheria in calo demografico: no agli immigrati, sì alla fecondazione in vitro gratis

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Nel Ventennio, in Italia, si toccava il portafoglio: imposte per i celibi, esenzioni fiscali per le famiglie numerose. Nell’Ungheria autarchia di Viktor Orbán, la ”frustata demografica” è invece 2.0: il saldo negativo delle nascite non si affronta anche con l’accoglienza, ma avviene sfruttando le opportunità offerte dalla scienza medica, statalizzando le cliniche e rendendo gratuita la fecondazione in vitro.

Cliniche statali e fecondazione in vitro gratis

A dicembre lo Stato ha acquisito sei cliniche private: l’obiettivo dichiarato dal governo ungherese è quello di contrastare il declino demografico, aumentare il tasso di natalità, investire budget cospicui nel trattamento della sterilità.

Anche se le misure del governo ampliano la platea che avrà accesso ai trattamenti, una parte della stampa ungherese parla di “socializzazione” e critica la centralizzazione dei servizi: “Come tutti sappiamo, lo Stato non è un buon padrone – dice Zsombor Kunetz, esperto della salute – la qualità dei servizi forniti dalle istituzioni pubbliche è di solito inferiore a quella delle istituzioni private”.

Orbán: “4000 nascite entro il 2022”

L’altra questione sottolineata dai detrattori della riforma è la carenza di professionisti – embriologi, endocrinologi ed ematologi – per far fronte alle richieste a carico dell’assistenza pubblica. Ma il governo va avanti: la popolazione ungherese è diminuita di oltre 100 mila persone negli ultimi 10 anni. L’amministrazione Orbán ha già cercato di aumentare il numero delle nascite attuando il “piano d’azione per la protezione della famiglia”, che comprende aiuti finanziari per le coppie con figli, prestiti agevolati per la casa e esenzioni dall’imposta sul reddito. Dalla centralizzazione delle cliniche per la fertilità, il governo si apetta la nascita di 4000 bambini entro il 2022.

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