La piazza di Beirut attacca le forze dell’ordine a presidio del parlamento. Da venerdì sera la capitale levantina è di nuovo in crisi. Si tratta del tafferuglio più violento dal 17 di ottobre scorso, data dell’inizio della rivolta che scuote il Paese dei cedri.
I manifestanti chiedono un governo tecnico che risolva la grave crisi economica. Lo stato, dalla complessa trama multiconfessionale, è sull’orlo del fallimento, con il 150 per cento di debito pubblico, in buona partte verso l’estero.
Il nuovo primo ministro, Hassan Diab, è stato nominato lo scorso dicembre dopo le dimissioni del sunnita Saad Hariri, proprio per le pressioni del movimento di protesta.
Diab sostiene le ragioni dei dimostranti, ma si dice prigioniero del gruppo di potere che lo ha cooptato e che controlla il paese da decenni.
Disordini sono stati registrati anche a Tripoli e a Tiro.