La parola d’ordine è niente allarmismi. Ma intanto l’azienda sanitaria locale si prepara al peggio. Sulla base delle indicazioni date dalle autorità sanitarie nazionale e regionale, ha preparato un piano per fare fronte alla cosiddetta influenza suina. L’Organizzazione mondiale della Sanità ha decretato il livello 6 di allarme ad indicare il rischio di un contagio pandemico, ovvero di un’epidemia diffusa a livello planetario.
È stata innanzitutto costituita un’unità di crisi coordinata dal direttore sanitario dell’Asl 11 e composta da un po’ tutte le strutture sanitarie ospedaliere e territoriali.
Il piano preveve varie azioni per i diversi livelli di gravità della pandemia: dalla riorganizzazione dell’assistenza territoriale tramite la rete dei medici e pediatri di famiglia alla riorganizzazione dell’assistenza ospedaliera, compreso un piano per l’incremento dei posti letto e l’individuazione di luoghi alternativi per il ricovero.
«A seconda della diffusione del virus – spiega Paolo Filidei, responsabile dell’unità operativa semplice Prevenzione e malattie infettive – sono previste misure diverse. Se la pandemia dovesse coinvolgere un numero rilevante di pazienti, i posti degli ospedali capoluoghi di provincia (gli unici che secondo la legge regionale possono ospitare reparti di malattie infettive) non basterebbero e perciò dovremo trattarli o a domicilio oppure, nei casi di soggetti con patologie che li espongono al rischio di complicanze, dovremo trovare nei reparti del nostro ospedale nuovi spazi dove ricoverarli».
Tra le misure previste per ridurre l’impatto della pandemia sono comprese: la sorveglianza sanitaria; la vaccinazione per categorie in ordine di priorità (prima di tutti gli operatori sanitari, gli addetti a servizi pubblici essenziali e i soggetti con patologie a rischio di complicanze); l’isolamento dei malati (ospedaliero o domiciliare); l’adozione di precauzioni personali di sanità pubblica (non farmacologiche); chiusura delle scuole e sospensione delle manifestazioni pubbliche.
Ogni anno in media nel circondario vengono colpiti dalla normale influenza tra le 10 e le 15mila persone. L’utilizzo dei vaccini diminuisce molto l’impatto dell’epidemia e soprattutto le sue conseguenze sui pazienti (l’anno scorso è stato vaccinato il 70.9% degli ultra 65enni). E i vaccini – di cui l’Asl 11 si potrà dotare a tappe – saranno altrettanto decisivi per contenere la nuova influenza. «In autunno – spiega ancora il dottor Filidei – avremo a disposizione circa 15mila dosi che serviranno a coprire il personale sanitario, tutti gli addetti ai servizi pubblici essenziali e i pazienti più a rischio. Da gennaio potremo vaccinare le altre fasce di popolazione che, secondo l’andamento dell’epidemia, sarà opportuno vaccinare».
Tutto questo, inoltre, andrà affiancato al lavoro di prevenzione per l’influenza tradizionale, quella cioè che si presenta ogni anno e che non è ancora stata isolata.
Quante persone potranno essere colpite dall’uno o dall’altro virus ad oggi è impossibile dirlo. «In teoria – risponde ancora il dottor Filidei – se non ci fosse il vaccino il nuovo virus potrebbe essere in grado di colpire tra il 30 e il 40% della popolazione, ma appunto solo se non fosse fatta la vaccinazione».
Va rimarcato che le caratteristiche dell’influenza suina mostrano una relativa benignità, anche se in soggetti con fattori di rischio individuali sono possibili complicanze anche gravi. La letalità a livello mondiale sui casi confermati in laboratorio è di circa 0,4%. In Italia, sono stati confermati 224 casi e non si è verificato nessun decesso. «A livello locale – conclude Filidei – non è stato rilevato alcun caso».
Luciano Menconi, da Il Tirreno