Coronavirus, in Germania letalità pari allo 0.5%: da cosa dipende?

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La pandemia di coronavirus dilaga in Europa ma il mondo intero si chiede come mai la Germania presenta un rapporto contagi/vittime estremamente differente dal resto del continente. In Germania infatti a fronte di 37.323 contagi si contano 206 decessi. Un tasso di letalità pari allo 0.5%, molto inferiore rispetto al 9%dell’Italia, ma anche al 7.4% della Spagna e al 5% della Francia.

Non solo, spesso i dati forniti dal Robert Koch Institut (Rki) risultano inferiori rispetto ai conteggi forniti dalla Johns-Hopkins University e dalla Zeit on line. Da cosa dipende dunque? Il motivo va ricercato nella modalità di raccolta dei dati: di norma l’autorità sanitaria locale segnala un caso, lo trasmette agli uffici del Land a cui appartiene, che poi lo trasferisce a sua volta all’Rki, che il giorno seguente produce la sua statistica complessiva a livello nazionale.

“Ma questa cosa ormai non funziona più”, evidenzia un settimanale amburghese. Innanzitutto perché i tempi di trasmissione dei dati, che sono in continua crescita, sono rallentati. Nel weekend infatti non tutte le autorità locali avevano inviato i loro dati, con il risultato che domenica scorsa i Koch Institut segnalava un numero minore di contagi del giorno precedente. Qualcuno a causa di questi errori ha persino esultato per la “curva decrescente”, compreso lo Spiegel, che poi ha dovuto necessariamente rettificare.  “Ci sono continui vuoti nelle cifre”, accusa il settimanale amburghese nella sua versione online. “I dati a noi trasmessi in ritardo nella giornata di lunedì sono disponibili nella statistica del martedì“, si giustifica l’istituto.

Circostanza, si fa notare, difficilmente sostenibile di fronte al ritmo di crescita di una pandemia che sta terrorizzando il globo intero. “Dati attendibili sono importanti anche e soprattutto perché rappresentano la base su cui si fondano le misure prese per contrastare la diffusione del virus, aggiunge lo Spiegel. Che si è preso la briga di scavare nelle cifre fornite dai singoli Laender: per esempio in Nord-Reno Vestfalia, il focolaio più ampio, la distanza tra i numeri pubblicati dall’Rki e quelli reali è notevole.

“Nell’area Rhein-Sieg – annota il settimanale – ci sono attualmente 300 casi confermati. Nella statistica pubblicata dal Koch Institut ne risultano solo 51″. Secco il commento dei portavoce dell’Rki: “Possiamo mettere a disposizione solo dati che ci vengono trasmessi”. Non vale lo stesso per Johns-Hopkins e la Zeit. Che parlano attualmente di oltre 37 mila contagi. E poi c’è ovviamente il grande tema della bassa, anzi bassissima, mortalità, che suscita domande sempre più rumorose anche in Germania.

“Abbiamo relativamente poche vittime anche perché sin dall’inizio abbiamo fatto molti tamponi”, ha dichiarato stamattina il presidente del Robert Koch Institut, Lothar Wieler. Il quale comunque ribadisce che “siamo solo all’inizio dell’epidemia: ovviamente il numero dei casi di decesso aumenterà. Ma ancora è del tutto da vedere come i virus si svilupperà”.

La verità è che “ne sappiamo ancora troppo poco”, come confessa un esperto dell’Oms, Richard Pebody, che parla di “dati ancora misteriosi”. E’ difficile confrontare le situazioni di Paesi diversi, dove ci sono situazioni diverse sia in termini demografici che di tenuta dei sistemi sanitari. Secondo Pebody, che è citato dalla Welt, “in Paesi come l’Italia e la Spagna probabilmente l’epidemia è ad uno stadio più avanzato che in Germania, ossia il contagio è iniziato prima, quando si diffondeva nella popolazione senza che essere ancora riconosciuto”.

Tuttavia, la maggior parte degli esperti concordano che ad incidere sia soprattutto l’età degli ammalati: tra i contagiati “comprovati” – ossia a cui si è potuto fare i tamponi – è evidente che l’età media è più alta in Italia che in Germania, 63 anni contro 45, come reso noto via Twitter dal demografo tedesco Andreas Backhaus. E’ un dato che salta agli occhi anche nel confronto tra il nostro Paese e la Corea del Sud, dove solo il 9% delle persone con l’infezione da Coronavirusaveva più di 70 anni, contro il 40% degli ultrasettantenni registrati in Italia. Proporzioni che cambiano di poco nella statistica del Koch Institut: calcolando i contagiati dai 60 anni in su, si tratta del 19% in Germania, la stragrande maggioranza aveva tra i 35 e i 59 anni.

C’è poi l’aspetto sociale da considerare: in Cina l’80% dei contagi si è avuto all’interno delle famiglie, soprattutto quelle numerose. Anche l’Italia, come si sa, è caratterizzata da un’organizzazione familiare “stretta”. In Germania, la percentuale delle persone adulte che vivono con i genitori sono la metà di quelli che rimangono in famiglia in Italia. Ovvia la conseguenza: figli e nipoti, poco sintomatici o asintomatici, che contagiano genitori e nonni. Quest’ultimi soprattutto, molto più a rischio.

Infine, il tema tamponi: sia le autorità sanitarie tedesche che quelle dell’Oms chiamano in causa le rilevazioni a tappeto fatti in Germania, “dove c’è una strategia nel realizzare i test sul Covid-19 molto aggressiva”, dice il coordinatore per l’emergenza dell’Oms, Michael Ryan. Ossia: si individuano prima le persone asintomatiche oppure con sintomi lievi, pertanto la diffusione presso i soggetti a rischio sarebbe più contenuto. E poi in certi Paesi, dice di nuovo Pebody, si fanno anche i tamponi post-mortem, in altri no, e anche questo cambia le statistiche: ovvero, forse non tutti i morti da Coronavirus sono stati individuati. Ultimo argomento, quello della tenuta dei rispettivi sistemi sanitari. Piu’ si diffonde la pandemia, più le strutture sono sovraccariche, piu’ e’ difficile eseguire i test anti-Covid-19. Dice Michael Ryan:“Se gli ospedali sono travolti dal numero dei pazienti ricoverati, e’ evidente che le possibilita’ di offrire una cura adeguata si riducono”.

E’ la Welt a fare due conti a questo proposito: “L’Italia, a fronte di 60 milioni di abitanti, prima della crisi aveva 5.000 posti in terapia intensiva. La Gran Bretagna, con circa 66 milioni di abitanti, ne ha 4.100. La Germania, con circa 80 milioni di abitanti, ha 28 mila posti in terapia intensiva.” Un numero che, su decisione del governo di Angela Merkel, verrà ora raddoppiato”.

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