Eppur si muove? Dopo un iniziale e colpevole ritardo, la macchina europea si è messa finalmente in moto. E, come la Storia ci ha insegnato, quando il gioco si fa duro l’Unione Europea resta la nostra stella polare. La nostra casa comune – per usare un concetto di Michail Gorbačëv che Otto Torri sullo Jonio da oltre 20 anni promuove sui territori. Quella del Coronarivus è una sfida senza precedenti perché – lo abbiamo detto lanciando Antivirus la nostra campagna per evitare di dover raccogliere #ilbrodoconlaforchetta – per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, essa entra nelle case di tutti gli europei, portando morte e crisi economica. La risposta dev’essere, quindi, europea.
La sensazione è che, come dice bene Pollio Salimbeni, uno dei veterani tra i corrispondenti italiani a Bruxelles, su Il Messaggero di oggi (venerdì 3 aprile), “l’Europa si sia data la sveglia”. Una sveglia che si vede anche dalle cifre.
La presidente della Commissione von der Leyen ha indicato: «Finora istituzioni Ue e stati hanno mobilitato 2.770 miliardi, è la risposta più forte in una crisi europea mai data finora». E c’è chi sostiene che si possa arrivare anche a quota 3.000 miliardi.
È ottimista il commissario all’Economia Gentiloni: «La crisi è senza precedenti, non se ne esce con vincitori e vinti ma tutti insieme perché le difficoltà riguardano tutti».
Il ministro delle Finanze olandesi, Hoepkstra, ha fatto pubblica ammenda e proposto di creare un fondo per sovvenzioni agli Stati in difficoltà al quale Amsterdam sarebbe pronta a partecipare con 1 miliardo (si parla di un valore totale di 20 miliardi).
Il ministro delle Finanze francesi Le Maire ha aggiunto qualche dettaglio all’idea di covidbond comune a 5-10 anni garantito dagli Stati «per dare il là alla crescita in un modo coordinato una volta che la crisi sanitaria è conclusa». Toccherà ai capi di Stato e di Governo, probabilmente il 10 aprile prossimo, decidere il che fare. Grossomodo gli Stati Ue hanno definito finora misure fiscali per oltre il 2% del pil Ue, cui si aggiunge il 13% del Pil per sostegni alla liquidità stando ai dati del Consiglio. A cui, naturalmente, aggiungere il programma di acquisti di titoli della Bce per 750 miliardi. Lo scudo contro l’instabilità finanziaria.