Un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione questa mattina in un ospedale a Kabul gestito dalla ong Medici senza frontiere, nel quartiere di Dasht-e Barchi, aprendo il fuoco e provocando la morte di almeno 13 persone, fra cui due neonati. I residenti della zona hanno parlato anche di almeno due esplosioni.
Le forze di sicurezza, intervenute sul posto, sono riuscite dopo diverse ore a neutralizzare il commando, traendo in salvo un centinaio di altre persone che erano nella struttura.
Secondo alcuni media locali, l’azione sarebbe stata rivendicata dall’Isis.
“L’ospedale – ha ricordato l’ong – gestisce un reparto maternità con 100 posti-letto ed è l’unica struttura per i parti d’emergenza e con complicazioni in un quartiere con una popolazione di oltre un milione di persone”.
Emergency, presente a sua volta a Kabul, ha espresso solidarietà ai colleghi di Msf ed ha accolto alcuni feriti presso le sue strutture.
Un altro attacco, sempre questa mattina, si è verificato durante un funerale nel distretto di Khewa, vicino Jalalabad, causando 24 morti e 68 feriti: lo ha reso noto un portavoce del governo della provincia orientale di Nangarhar. “Verso le 11 un kamikaze ha fatto detonare i suoi esplosivi durante la cerimonia di un funerale”, ha detto il portavoce aggiungendo che “quaranta persone sono state uccise e ferite nell’attacco, secondo le prime informazioni”. I talebani hanno negato qualsiasi coinvolgimento nell’attacco, così come in quello all’ospedale di Kabul.
Nella sola Capitale, secondo la missione delle Nazioni Unitein Afghanistan, nel primo trimestre dell’anno ci sono già state 1.293 vittime civili tra morti e feriti. Nonostante si tratti della cifra più bassa dal 2012, le violenze sono tornate a crescere in maniera preoccupante nel mese di marzo e le morti civili causate da gruppi antigovernativi sono aumentate del 22% rispetto ai primi quattro mesi del 2019.