In attesa che l’esame del Dna confermi che il corpo ritrovato ieri da un volontario confermi che i resti appartengono al piccolo Gioele, sorgono nuovi dubbi sul criterio di ricerca adottato negli ultimi 15 giorni da forze dell’ordine ed esperti dotati di droni. Perfino Daniele Mondello, padre straziato dalla perdita del figlio e della moglie, ha avuto da ridire a riguardo attraverso un post pubblicato su Facebook: “Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”.
Tuttavia risulta necessario fornire un riconoscimento a tutti i volontari, che durante la giornata di ieri hanno dato un sublime contributo alla ricerca, così come risulta straordinario il lavoro svolto da tutti i giornalisti che hanno monitorato la situazione, seguendo passo dopo passo ogni singolo risvolto sulla vicenda. Lo stesso Daniele Mondello nel medesimo post ha voluto ringraziare tutti coloro che si sono impegnati nella ricerca: “nonostante il dramma che mi ha travolto trovo doveroso ringraziare quanti mi hanno aiutato. Dedico un ringraziamento particolare al signore che ha trovato mio figlio. Se non ci foste stati voi, chissà se e quando lo avremmo ritrovato. Viviana e Gioele vi ringraziano ed io vi mando un abbraccio enorme, siete stati grandi!”.
I resti del piccolo Gioele, bimbo di soli 4 anni scomparso sedici giorni fa insieme alla madre 43enne Viviana Parisi che è stata poi trovata morta, sono stati trovati a circa 200 metri dall’autostrada Messina-Palermo e adesso manca solo l’ufficialità del Dna per confermare l’identità, anche se gli indumenti trovati insieme ai resti, tra cui un paio di scarpette blu, secondo i periti corrispondono pienamente a quelli indossati dal bambino prima della scomparsa avvenuta nella calda e tragica giornata del 3 agosto.
Gli animali selvatici avrebbero trascinato i resti all’interno di una fitta radura, tra la boscaglia che circonda la zona, a circa 700 metri di distanza dal traliccio ai piedi del quale è stato trovato qualche giorno prima il corpo della madre. “Abbiamo trovato dei resti umani che sono compatibili con quelli di un bambino dell’età di Gioele”. Sono state queste le parole di Angelo Cavallo, procuratore di Patti, dopo aver incontrato i giornalisti. Dopo circa due settimane di indagini e ricerche effettuate da esperti e forze dello stato è bastato un uomo dotato di un semplice bastone per trovare i resti del piccolo Gioele. Si tratta di Giuseppe Di Bello, ex carabiniere di Capo D’Orlando, ormai in pensione, che proprio ieri si era unito alle ricerche dei volontari, dopo l’appello lanciato dal padre.
Andrea Berti, Capo sezione Biologia RIS, ha dato ulteriori delucidazioni sulla tempistica entro cui saranno rivelati gli esiti delle analisi del Dna ai microfoni di “Rainews24”: “Questa è una situazione particolare, poiché vi sono dei resti scheletrici che hanno una complessità di laboratorio, quindi rispetto ad una analisi di routine che noi siamo in grado di compiere in 6 ore si tratta di una situazione più difficile in cui sappiamo che campioni di questo tipo necessitano di un trattamento ulteriore e quindi i tempi si potrebbero allungare anche se non di molto. Tutto dipende da quale strategia sta adottando il laboratorio che sta svolgendo l’analisi, anche se i colleghi hanno dato un approccio al loro lavoro come se si trattasse di una scena del crimine a tutti gli effetti”.